Abstract:
Il quartiere “Aurora” di Udine è nato e si è sviluppato repentinamente tra gli anni 70 e gli anni 80 grazie ai Piani per l’Edilizia Economica Popolare, impiantandosi in un’area agricola ai margini della città. Sono stati costruiti diversi edifici di grandi dimensioni rispetto al trend cittadino, di bassa qualità e ad alta densità abitativa. I criteri di assegnazione degli alloggi dell’allora IACP (ora ATER) hanno comportato la concentrazione in questi “palazzoni” delle fasce più deboli della popolazione, a partire dalle famiglie di ambulanti e dalle famiglie che avevano perso tutto durante il sisma del 1976. Nel quartiere si erano formate delle “bande”, molto territoriali e in conflitto tra loro, fatto che ha sempre connotato la zona come pericolosa e, nell’immaginario collettivo, abitata solo da criminali. Negli anni questa fama negativa è andata scemando, anche se aleggia ancora nei discorsi di alcuni abitanti “della città”. Ora il quartiere è dotato dei principali servizi e offre sede ad alcune associazioni sportive e a un centro di aggregazione giovanile, oltre ad altri servizi. Tuttavia rimane una quota di giovani adulti (20 – 25 anni) che non riesce a uscire dalla logica del quartiere per cercare nuove opportunità, sia di vita che di lavoro, e lamenta la mancanza di servizi dedicati. Come fare dunque a rispondere a questo bisogno? Sfruttare appieno le risorse del quartiere e creare un servizio ad hoc oppure sollecitare l’uscita dai soliti schemi e la ricerca di realtà diverse? La ricerca che presentiamo accenna al profilo storico del quartiere per poi delineare una mappa della realtà territoriale di riferimento ed è stata condotta attraverso interviste semi-strutturate ad alcuni abitanti del quartiere e ai rappresentanti dei servizi.