Abstract:
Il 24 ottobre 1918, presso il duomo di Mogliano Veneto, un nutrito gruppo di ufficiali e soldati semplici, membri della casa reale, cappellani militari, avvocati, artisti e intellettuali, politici e giornalisti, accompagnarono il feretro del colonnello Ercole Smaniotto, capo dell’Ufficio Informazioni della Terza Armata dell’Esercito Italiano. A tributare l’ultimo saluto al militare, era presente uno spaccato della società italiana del tempo – civile, religiosa, politica, economica e militare – che era stata mobilitata a sostegno dello sforzo bellico attraverso differenti modalità e gradi di coinvolgimento. Questa variegata partecipazione è significativa delle molteplici attività di cui Ercole Smaniotto si rese protagonista nel corso della Grande Guerra e della rete di istituzioni, enti, reparti e personalità che egli fu in grado di coordinare. Grande innovatore nelle strategie di spionaggio e controspionaggio, egli, inoltre, fu un importante interprete della stagione in cui il paese provò a risollevarsi dalla sconfitta di Caporetto, in particolare quando la classe dirigente del Paese decise di intensificare le iniziative di assistenza, vigilanza e conquista del consenso, allo scopo di sorreggere lo sforzo dei combattenti e della popolazione. In questo contesto, Ercole Smaniotto fu tra i primi a promuovere una radicale opera di persuasione dei soldati, prestando maggior attenzione al loro «cuore» e al loro «spirito di sacrificio», piuttosto che ai «fucili» o ai «cannoni».