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La costituzione italiana, all’articolo 3 cita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. (…)” e ancora, all’art. 37, “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. (…)”.
In realtà, ancora oggi, molti di questi principi faticano ad essere applicati. In effetti, in un mercato del lavoro segnato dalla crisi pandemica da covid-19 e condizionato dal, sempre più visibile, declino demografico, è davvero evidente l’esclusione delle donne.
La disparità di genere e la scarsa attenzione al lavoro delle donne sono problemi che questo paese si porta dietro fin dai tempi della sua formazione.
Approfondendo il diritto del lavoro riferito alla quota rosa della popolazione e la sua mutazione in questi anni dovuta all’attenzione rivolta, l’obiettivo dello studio è quello di valutare l’esistenza della parità di genere in Italia ed Europa, ponendo l’accento sulla discriminazione e sul gender gap e approfondendo, in particolare, lo studio delle legislazioni che si sono susseguite negli anni. Si studieranno, attraverso testi di legge e articoli che hanno approfondito questi argomenti, i diversi obblighi imposti a datori di lavoro, concentrandosi in particolare su quello parità salariale. Di particolare importanza risulteranno le nuove direttive, politiche e tutele delle lavoratrici, al fine di garantire loro sostegno e tutela. Sempre nel primo capitolo verranno sviluppati i temi riguardanti la discriminazione di genere, suddivisa in diretta ed indiretta, soffermandosi sugli stereotipi che da sempre hanno condizionato l’occupazione femminile, studiandone i dati ISTAT.
Passando al secondo capitolo, lo studio si sposterà sulla valutazione delle condizioni attuali delle lavoratrici donne in Europa e in Italia. In particolare, si osserveranno il gender gap relativo alla posizione lavorativa ricoperta, le retribuzioni e le condizioni di lavoro. Lo studio si soffermerà sui dati effettivi dell’occupazione femminile ottenuti da pubblicazioni ISTAT.
Nel terzo capitolo verrà presentata una nuova figura professionale, quella dello Chief Happiness Officer (CHO), diffusa per lo più nei paesi dell’Europa settentrionale e nelle imprese di grandi dimensioni. Si cercherà di studiarne il successo e comprendere come questa nuova figura potrebbe essere la soluzione al problema del divario di genere. |
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