Abstract:
Sin dalla sua prima integrazione nel mercato lavorativo globale che divenne transnazionale e interconnesso attraverso i processi di globalizzazione, il Giappone iniziò a ricevere un numero crescente di lavoratrici migranti dalle Filippine nonostante la riluttanza strutturale della nazione giapponese nel permettere l’ingresso di manodopera straniera. Tra gli aspetti per cui questa comunità migrante si distinse da qualsiasi altra che cominciò ad arrivare in Giappone negli stessi anni emersero, oltre alla sua rilevante portata, la sua netta presenza femminile e la sua occupazione nel fūzoku eigyō, l’industria giapponese dell’intrattenimento per adulti. A tal riguardo, questa ricerca si propone come obiettivo quello di sviluppare un’analisi esaustiva sull’esperienza della comunità filippina negli ultimi quarant’anni partendo dal loro inserimento nel mercato lavorativo giapponese attraverso il controverso “entertainer visa”, approfondendo la loro partecipazione come lavoratrici del sesso e il conseguente tema del traffico transnazionale di esseri umani, per prendere in esame la loro attuale presenza nel contesto occupazionale giapponese più vario e complesso degli anni 2020.
Per raggiungere tale fine, fonti primarie come statistiche di organi istituzionali, norme di diritto nazionale e internazionale insieme a fonti secondarie che prediligono uno studio etnografico sono state consultate con lo scopo di assumere un approccio intersezionale che mette in luce come studi migratori, di genere e di diritto internazionale possano influenzarsi a vicenda.