Abstract:
Nell'attuale contesto di globalizzazione, in cui il rischio di omologazione e standardizzazione è sempre più diffuso, emerge la necessità di preservare e valorizzare le biodiversità culturali e le microstorie che caratterizzano i nostri territori. I musei tradizionali, limitati all’esposizione di oggetti materiali, non riescono più a trasmettere esperienze autentiche, mentre il crescente interesse per il cosiddetto Heritage Tourism riflette la volontà dei viaggiatori di immergersi nella vita e nelle tradizioni locali. L'ecomuseo, invece, interviene nel territorio di una comunità, nella sua trasformazione e determinazione storica, proponendo come “oggetti” del museo, non solo reperti storici ma anche tutto ciò che è immateriale. Il territorio, infatti, diventa un luogo di identificazione, facilmente fruibile e visitabile anche da parte di chi non vi risiede stabilmente. Attraverso distretti culturali, esposizioni, luoghi di interesse e paesaggi, l'obiettivo primario di questi musei diffusi è quello di far riscoprire la propria identità sia al territorio che alla comunità che lo abita.
Questa tesi si propone di essere un'analisi qualitativa di tre casi di ecomuseo situati nella capitale giordana. Attraverso ricerche sul campo, è stata condotta un'indagine su tre zone che rispecchiano i principi dell'ecomuseo, ponendo l'attenzione sulle caratteristiche del sito, l’accoglienza riservata ai visitatori, il coinvolgimento della comunità locale e le varie strategie di narrazione del patrimonio culturale tangibile e intangibile.
Il primo caso studio riguarda Al-Salt, una città trasformata in un ecomuseo grazie alla partecipazione attiva della popolazione locale, con il supporto del governo giordano e dell’associazione giapponese JICA. Questo progetto ha permesso alla comunità di diventare custode e curatrice del proprio patrimonio, portando alla creazione dell'unico ecomuseo riconosciuto dall'UNESCO in Giordania.
Il secondo caso studio esamina Rainbow Street, una via centrale ad Amman, celebre per la sua vivacità e per essere un'icona della cultura giordana. Nonostante la sua popolarità tra i giovani, la via risente di una commercializzazione eccessiva, nota come sindrome del Kitsch. Tuttavia, gli interni dei locali lungo Rainbow Street diventano veicoli di narrazione, riflettendo un'identità ricca di simboli e tradizioni culturali.
Infine, il terzo caso studio esplora Al-Hashmi Al-Shamali, un ex quartiere militare situato nella parte più ad est di Amman, trasformato in un museo a cielo aperto grazie ai murales e all'arte urbana. Sebbene il coinvolgimento della popolazione locale sia evidente, l'ecomuseo potrebbe svelarsi in modo più esplicito grazie ad alcune strategie volte a promuovere la zona come punto di interesse turistico e catalizzatore economico.
In tutti e tre gli ecomusei, quindi, la popolazione locale è parte attiva della narrazione e contribuisce a generare un'esperienza unica nel suo genere per il visitatore, il quale non solo si diverte imparando qualcosa sul posto, ma approccia anche in modo più intelligente, partecipativo e solidare al territorio. Grazie a questa partecipazione attiva della comunità, infatti, i territori si scoprono veri e propri scrigni di storie che si intrecciano con il tessuto socio-culturale locale, conferendogli un'identità distintiva. Tale identità è protetta e valorizzata dagli ecomusei, i quali diventano così, dei veri e propri specchi del passato e cantieri per il futuro.