Abstract:
La seguente ricerca mira ad un’analisi comparativa operata su determinati testi poetici prodotti da diversi autori palestinesi presi in esame e il cui filo conduttore sono gli espliciti riferimenti alle pratiche oppressive di controllo israeliano imposte quotidianamente ai palestinesi (traducibili ad esempio ai carri armati, al filo spinato, ai check-point, al muro di separazione illegale, alle prigioni israeliane o all’onnipresenza di soldati e coloni armati…), fino a permeare nella letteratura moderna e sublimando a simboli ricorrenti reinterpretati poeticamente attraverso la personale esperienza letteraria dei poeti in questione.
Durante la selezione dei suddetti e delle relative opere, si è cercato di rispettare un criterio di diversificazione geografica delle diverse aree della regione, optando inoltre per l’aggiunta di alcuni scritti prodotti da palestinesi di seconda generazione o di origine diasporica, al fine di mettere in risalto la denuncia per l’ingiustizia proterva che li caratterizza ed accomuna. Alla luce di ciò è possibile analizzare come la percezione di violenza e soprusi perpetrati nei confronti dei palestinesi sia trasversale in primis agli abitanti della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e, seppur con modalità diverse e meno evidenti, anche a quelli di Gerusalemme e di altre città israeliane.
Infine, per quanto concerne il riferimento temporale si è deciso di operare il lavoro svolto su poemi redatti esclusivamente da dopo il 1993 (anno della firma dei trattati di Oslo) fino ai giorni nostri, in modo tale da dimostrare come simili abusi di potere e trasgressioni sistematiche si siano ripetute incessantemente fino ad oggi.