Abstract:
A quasi un secolo dal suo inizio, la questione delle donne eufemisticamente note come “comfort women”, che furono sfruttate sessualmente dal Giappone durante la Guerra del Pacifico, sembra ancora lontana da una risoluzione. Sebbene il problema interessi numerosi Stati dell’Asia e non solo, esso è motivo di speciale attrito con la Corea del Sud, probabilmente la patria della maggior parte delle vittime. Le poche “comfort women” sudcoreane ancora in vita continuano a chiedere giustizia in molteplici modi, tra cui azioni legali e dimostrazioni settimanali. Tuttavia, il Giappone sostiene di aver assolto ai suoi doveri attraverso ripetute scuse per bocca dei suoi esponenti politici – non ultimi diversi Primi Ministri – e numerose elargizioni di denaro a supporto delle vittime. Alla base del conflitto ideologico sembra esserci una profonda, mutua incomprensione dei due popoli coinvolti.
Lo scopo dello studio in questione è indagare sulle posizioni delle due parti e dei rispettivi sostenitori, e segnalarne ipocrisie, inganni e criticità. Sarà dedicata particolare attenzione all’esame delle responsabilità (storica, morale e legale) del Giappone nei confronti delle vittime.