Abstract:
L’ultimo decennio del secolo scorso è stato chiamato il “decennio perduto” del Giappone. Dopo una rapidissima ascesa da Paese completamente devastato dalla seconda guerra mondiale a seconda potenza economica mondiale, dagli anni novanta il Giappone è entrato in una lunga fase di recessione dopo lo scoppio della “bolla economica”. Nel tentativo di risollevare il Paese dai problemi economici sono stati intrapresi vari tentativi di riforme, alcuni realizzati, altri miseramente falliti. L’impressione generale è che in quel decennio si sia fatto troppo poco e troppo lentamente e che molti problemi siano rimasti irrisolti. Una delle riforme che è rimasta al centro dell’attenzione pubblica sin dagli inizi di quel periodo è stata la riforma del pubblico impiego, sospinta dalla pressione mediatica causata dai numerosi scandali che hanno coinvolto la burocrazia di quel periodo. I tentativi di riforma si sono succeduti quasi ininterrottamente fin dal 1996 sia nei governi del Jimintō sia in quelli del Minshutō, trovando un avanzamento decisivo durante il governo Abe e la seguente approvazione della legge base per la riforma del sistema dei funzionari nel 2008. Ad oggi, nel 2012, sono passati ormai 16 anni dall’inizio dei tentativi di riforma. Il mio intento è di rilevare, basandomi sugli studi di ricercatori giapponesi e l’analisi delle leggi promulgate, quali sono stati considerati i problemi principali del sistema del pubblico impiego giapponese, quali manovre correttive sono state intraprese e come concretamente è cambiato in Giappone il sistema dei funzionari in questi anni.