Abstract:
Nel presente lavoro intraprendo uno studio etnografico ricorsivo nel campo dell’antropologia della Persona, rivolto alla soggettività e alla personhood di un mio parente di grado inferiore al terzo, al quale attribuisco il nome di fantasia di Dario. Lo studio ricorsivo prende le mosse da una definizione della soggettività che si concentra sull’attribuzione al Soggetto della duplice capacità di conoscere e di agire, in accordo con la tradizione dominante in Occidente. La soggettività di Dario viene esplorata da una posizione metodologica che accetta il collasso della dicotomia tra individuo e collettività, tra singolare e plurale, realizzato dall’antropologia relazionale. L’indagine si muove oltre i confini individuali e include una serie di interviste qualitative profonde non solo con Dario ma anche con alcune delle persone le cui traiettorie di vita sono intrecciate a quella di Dario. La ricerca si propone non solo di vedere in che modo la soggettività o la personhood sono incarnate nel campo etnografico scelto, ma una riconcettualizzazione dell’idea di Soggetto o di Persona nei termini della Persona come Contesto (o Soggetto immanente): un non-modello dotato di un solo referente – la realtà incontrata sul campo – considerato nella sua ecceità. La Persona come Contesto è un concetto che rimesta le dicotomie tra singolo e collettività, tra Soggetto agente e oggetto agito, tra ontologia ed epistemologia, tra tesi e antitesi, tra establishment e resistenza.