Abstract:
Nel secondo dopoguerra, tutte le responsabilità degli orrori del secondo conflitto mondiale vennero attribuite alla Germania. L’Italia, che all’inizio della sua storia repubblicana intraprese una politica di oblio nei confronti dei crimini del passato fascista, tese a proporre una contrapposizione che oggi è conosciuta come il mito ‘del cattivo tedesco’ e del ‘bravo italiano’. Tale narrazione fu anche volta a discolpare il comportamento degli italiani nei confronti degli ebrei negli anni delle persecuzioni fasciste e dello sterminio. Questa tesi analizza come, durante il processo Eichmann, il mito degli italiani brava gente venne confermato davanti agli occhi dell’opinione pubblica mondiale, e continuamente affermato nella stampa italiana, dopo esser stato presente nella prima storiografia sulla Shoah (ad esempio, Leon Poliakov, 1955; 1956). La seconda parte della tesi si analizza come, dopo l’avvio dell’era del testimone, emersero in Italia influenti narrazioni storiche (in particolare Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, 1961) e contributi narrativi (Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, 1962; Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, 1963 e sullo sfondo La Tregua di Primo Levi, 1963) che nei primi anni Sessanta contribuirono a segnare il perimetro e i percorsi su cui si sarebbe costruite la storia culturale, e memoriale, delle persecuzioni antiebraiche e della storia degli ebrei in Italia durante il fascismo.