Abstract:
L’azione positiva, o affirmative action, si può definire come uno strumento politico il quale, utilizzato principalmente in Paesi come Stati Uniti d’America ed Europa, caratterizzati da un’elevata disomogeneità etnica, mira a promuovere la partecipazione delle minoranze, siano esse etniche, di genere, sessuali e/o sociali.
Nonostante l’elevata omogeneità che caratterizza invece la società giapponese, anche nel Paese è stato introdotto questo strumento: a partire dall’articolo 14 della Costituzione, che garantisce l’uguaglianza di genere, proseguendo con le leggi e gli articoli in favore della partecipazione femminile nel mondo del lavoro, emanate dagli anni ’80 del secolo scorso, il Giappone vede ancora un’esigua partecipazione lavorativa femminile, soprattutto per la scarsa messa in atto delle direttive precedentemente entrate in vigore.
Di conseguenza, la parte centrale di questa tesi si focalizza sul quesito se l’applicazione dell’azione positiva possa rappresentare una soluzione per l’uguaglianza di genere e la carente forza lavoro, problema a cui il Giappone deve trovare una soluzione per la popolazione che invecchia sempre più.
Nonostante le numerose iniziative sia governative sia non governative per far adottare l’affirmative action dal settore privato, sforzi che si sono accentuati soprattutto dopo che le numerose problematiche sociali sono peggiorate a causa della pandemia da Covid 19, sembra che il Paese debba fare ancora molta strada per affermare l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro.