Abstract:
Negli ultimi decenni, le tematiche connesse al concetto di sostenibilità hanno assunto un ruolo rilavante in molteplici campi, fino ad arrivare a ricoprirlo anche in ambito finanziario. Il focus posto su questi temi ha rappresentato una nuova sfida, con conseguenze rilevanti per gli investitori e per le imprese. Si è assistito infatti ad una significativa crescita dell’integrazione dei fattori ESG nelle strategie di investimento, che ha reso necessario per gli investitori raccogliere sempre più informazioni ed attinenti a sempre un maggior numero di ambiti per effettuare le proprie scelte. La profondità e il dettaglio della domanda di informazioni ESG sono cresciuti a tal punto che, alle tradizionali agenzie di rating finanziario, si sono affiancate agenzie specializzate nella raccolta e nell’analisi di dati sulle performance ESG delle imprese. Negli anni, le agenzie di rating ESG dall’operare in un mercato di nicchia, si sono dimostrate un business promettente e dinamico. Ma nonostante la profonda fase di concentrazione del mercato porti a credere che ci sia stato un allineamento dei principali player intorno un modello di valutazione comune e condiviso, la realtà dei fatti dimostra che esiste tuttora una forte eterogeneità nelle metriche e metodologie adottate.
Ci si ritrova perciò di fronte ad un paradosso: se da un lato si è conferito il giusto riconoscimento alle agenzie di rating ESG per il loro ruolo chiave nelle scelte di investimento e nel mercato dei capitali, dall’altro i rating ESG di cui sono portavoce sono talmente eterogenei che una stessa impresa potrebbe ottenere un rating elevato da agenzia ed un punteggio molto basso da un’altra. Ciò mette gli investitori davanti ad un dilemma: a quali rating ESG devono credere?