Abstract:
Gli scambi epistolari costituiscono un prezioso contributo alla conoscenza della storia e della società tanto da risultare una risorsa considerevole dal punto di vista sociolinguistico: a partire dalla corrispondenza mercantile del Duecento, fino all’epistolografia di carattere ufficiale e diplomatico e alle lettere private, gli scambi epistolari sono la viva testimonianza di una società passata, delle abitudini dei nostri antenati, di eventi storici e di una lingua in continua evoluzione che definisce i confini di una realtà appena tratteggiata, altrimenti fumosa e sibillina. La varietà di lingua oggetto di questa ricerca è l’italiano popolare, la cui definizione più celebre la descrive come il «modo di esprimersi di un incolto che, sotto la spinta di comunicare e senza addestramento, maneggia quella che ottimisticamente si chiama la lingua nazionale, l’italiano» (De Mauro, 1970). Il corpus rinvenuto per questo studio è costituito da 143 lettere autentiche, scritte tra ottobre 1959 e maggio 1961 da Egidio, un ragazzo dialettofono dell’entroterra veneziano, e Maria, una ragazza dialettofona fiorentina: attraverso l’analisi della lingua utilizzata dai due scriventi, identificata come italiano popolare, si andranno ad esaminare gli aspetti morfosintattici, lessicali, fonetici e quelli legati al registro. L’obiettivo che questo studio si pone è di dimostrare quali siano le ripercussioni sulla lingua scritta dei due parlanti dovute alle differenze di background linguistico e culturale e al livello di scolarizzazione. L’analisi ha l’intento di stabilire come si configurano gli studi precedenti sull’italiano popolare, con particolare attenzione ai lavori di Manlio Cortelazzo (1972) e Gaetano Berruto (1983; 2009) e quale sia il rapporto che si instaura tra le lingue parlate dagli scriventi, ovvero dialetto veneto e dialetto fiorentino, e la lingua scritta cui entrambi ricorrono come strumento necessario per comunicare in forma scritta. In questa prospettiva, risulta prezioso il lavoro di Ong (1986) che si è interessato con particolare devozione al rapporto tra oralità e scrittura tipico delle culture ad oralità primaria. Attraverso un’attenta e scrupolosa analisi qualitativa che parte dalla lingua stessa, condotta seguendo la classificazione di Berruto (2009), emergeranno gli elementi utili a dimostrare la connessione tra scritto e orale, prova inconfutabile del continuum linguistico sul piano diamesico, diafasico e diastratico, e sarà posto l’accento sulle diverse competenze linguistiche degli scriventi che si approcciano all’italiano standard, verificando se e come la forma scritta abbia in qualche modo influenzato la lingua e il modo di comunicare.