Abstract:
Il polo petrolchimico della Sicilia orientale, che insiste nei comuni di Augusta, Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa, nacque alla fine degli anni 40’ come promessa di sviluppo e benessere economico, nel segno della spinta occupazionale e della garanzia di un futuro più stabile per le famiglie che abitavano nella zona. Nel primo capitolo della tesi, dopo una breve descrizione del territorio oggetto di analisi e della sua storia fino agli anni 50’, ci si concentrerà sul come e perché si è deciso di costruire uno dei più grandi poli industriali europei nel siracusano; Seguirà la descrizione e l’evoluzione dei singoli impianti con particolare riferimento a due fatti di cronaca emblematici. Da un lato verrà descritta la vicenda del borgo di pescatori di Marina di Melilli, spazzato via dall’insediamento industriale, e la tragica storia di uno dei pescatori che qui risiedeva, che lottò per non lasciare la propria casa e fu poi trovato misteriosamente morto. Dall’altro si descriverà lo scandalo Isab e l’arresto dei petrolieri Garrone e Cameli che furono accusati di aver pagato tangenti in cambio di permessi per la costruzione della raffineria. Nell’ultima parte di questo capitolo si affronteranno le ricadute economiche che il polo ha avuto sul territorio nell’ottica di un benessere illusorio. Diverse saranno invece le ricadute analizzate nel secondo capitolo; Qui si vedranno gli impatti ambientali, quelli sulla salute degli esseri viventi e quelli socio-economici conseguenti la costruzione del polo industriale. Dopo la moria di pesci che si verificò negli anni 70’, infatti, sempre più inchieste sono state effettuate per verificare il grado di inquinamento del territorio: secondo una delle classificazioni IARC, nell’atmosfera attorno al polo sono state riscontrate alte concentrazioni di sostanze cancerogene come benzolo, cadmio e diversi tipi di diossine. Anche il mare e il suolo, ovviamente, non sono esclusi da questo fenomeno, così come l’uomo e tutti gli esseri viventi che vivono nella zona. Di certo l’idea di costruire, in un territorio ricco di risorse come quello siracusano, delle raffinerie petrolchimiche si scontra oggi con la sempre maggior sensibilizzazione verso l’ecologia e lo sfruttamento “sano” delle risorse. Nel terzo capitolo si parlerà proprio di quelle risorse che sono state non solo ignorate, ma anzi deturpate dall’azione dell’uomo e dalla poca lungimiranza a favore di un riscontro economico immediato. Si parlerà poi della baia di Augusta e Priolo Gargallo, che vantava un mare cristallino e ricco di pesci, del fiume Marcellino e delle saline di Augusta, luoghi che hanno incantato e ispirato poeti e pensatori e, infine, delle importantissime aree archeologiche di Thapsos, Megara Hyblaea e Stentinello, assolutamente ignorate durante la progettazione e la costruzione del polo. Negli anni tante sono state le iniziative di gente comune e piccoli enti che si sono resi conto della deturpazione che questo territorio stava e sta ancora subendo; purtroppo queste non hanno avuto grande rilevanza e si sono dovute arrendere al gioco di potere dei forti. Nel quarto capitolo si metteranno in luce alcuni dei personaggi protagonisti nella lotta contro l’inquinamento. Infine si prenderà visione del tipo di turismo offerto al momento dal territorio e si faranno supposizioni su quale potrà essere il futuro sia del polo industriale, ormai saturo e destinato all’abbandono, sia del territorio e della popolazione coinvolta non solo in termini di qualità della vita, ma anche nella prospettiva di un ritorno al turismo di qualità. La domanda alla quale si vuole rispondere in quest’ultima parte è se sarà possibile “tornare indietro”, ristabilire un equilibrio valorizzando la storia, la cultura e le bellezze naturali di questo luogo, anche attraverso un turismo sostenibile.