Abstract:
Ettore Delfabro, classe 1916, figlio di profughi goriziani, cresce a Cormòns in una famiglia borghese che lo indirizza fin dall’adolescenza verso un futuro nella nuova classe dirigente fascista. Laureatosi, il giovane cormonese matura però il sogno di insegnare e, trovato l’amore in una collega, tenta di sfuggire ai venti di guerra arruolandosi volontario nel Regio Esercito. Al corso per ufficiali di complemento, Ettore ottiene ottimi risultati classificandosi tra i migliori della nazione. Come premio viene perciò inviato per il periodo di prima nomina vicino casa, al confine orientale. Sfortunatamente per lui, nel giro di pochi giorni, in Jugoslavia la situazione precipita e si trova, suo malgrado, a dover combattere assieme al 14° Battaglione Mortai una guerra d’invasione che ha il fetore di un’esperienza coloniale su suolo europeo. L’occupazione brutale della Provincia di Lubiana dura trenta mesi e termina con la caotica disfatta delle forze armate italiane. Sbandato e caduto prigioniero dei tedeschi, vive traumatiche esperienze nei lager del Terzo Reich che lo segneranno per sempre. Una volta tornato a casa, infatti, come molti altri reduci e sopravvissuti, faticherà a superare i disturbi da stress post-traumatico.
Grazie ad una accurata analisi della vita di Ettore è stato possibile colmare un vuoto nella storiografia di un fronte offuscato e si sono potute gettare le basi per indagare i risvolti psicologici che la guerra parallela ha avuto su quegli uomini dimenticati.