Abstract:
Il tempo che viviamo in quest’era segnata dai cambiamenti tecnologici e dalla velocità sembra sfuggirci dalle mani generando in ciascuno di noi ansia e paura, nonché la sensazione di essere fermi nella vita, bloccati in un presente in cui nulla accade. Nelle esperienze migratorie delle persone richiedenti asilo e rifugiate, questa percezione è ancor più marcata. Come sostengono molti autori, infatti, il controllo del tempo esercitato dalle politiche migratorie nei confronti dei migranti provoca in loro la sensazione di vivere in un tempo che non gli appartiene e dove qualsiasi scelta dipende dalla volontà altrui. Il presente contributo ha l’obiettivo di analizzare il tema della temporalità nella migrazione e, nello specifico, approfondire il ruolo che il tempo assume nella definizione delle vite dei migranti, con una particolare attenzione alle lunghe attese e alle improvvise accelerazioni che caratterizzano il loro viaggio migratorio e le loro esistenze nei paesi di arrivo e ai sentimenti, sia negativi che positivi, che questa “tensione temporale” genera in loro. Attraverso l’analisi delle politiche migratorie sull’asilo e l’accoglienza sviluppatesi in Europa e in Italia negli ultimi decenni, si vuole dimostrare come la condizione di “sfollamento prolungato” (Bru, 2015) a cui i migranti sono costretti, sia il risultato diretto delle scelte legislative e istituzionali attuate dai governi e dalle istituzioni, in modo consapevole e intenzionale. Il lavoro svolto assume le caratteristiche di una ricerca empirica che integra il materiale bibliografico con il materiale raccolto attraverso delle interviste discorsive a undici persone richiedenti asilo e rifugiate nel territorio vicentino, con l’obiettivo di analizzarne le dinamiche specifiche. Dalle parole delle persone intervistate emerge come questa “tensione temporale” caratterizzi in maniera continua e significativa gli iter legali per il rilascio del permesso di soggiorno, portando le persone a dover attendere per lunghissimi e indefiniti periodi di tempo. Queste lunghe attese, unite all’inefficienza del sistema di accoglienza, sono risultate essere la causa principale della precarietà legale, economica e abitativa vissuta dalle persone intervistate, nonché motivo di forte sofferenza psicologica. Tuttavia, le parole delle persone incontrate hanno fatto emergere la loro forza e la loro determinazione nel portare avanti, nonostante tutto, i propri progetti di vita e i propri desideri.