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L’argomento della tesi è la Cristiade, poema del poeta umanista e vescovo Marco Girolamo Vida.
Come prima cosa si esporrà la biografia dell’autore, nato e avviato agli studi classici a Cremona, proseguiti a Mantova e poi a Roma, dove coronerà la sua fama di letterato e di uomo di Chiesa; si descriveranno in breve i due pontificati di Giulio II e Leone X, i due papi mecenati che offrirono i loro favori all’autore, ripercorrendo la stori a dello «Studium», l’ambiente universitario romano che
portò alla diffusione dell’Umanesimo nella Capitale della Cristianità. Si porrà l’attenzione anche sulla situazione storico
politica ad egli contemporanea, caratterizzata dall’incombente avvicinamento dell’Impero turco, dalle battaglie delle superpotenze francesi e spagnole che avevano luogo in Italia, e sulla vita del cremonese dal 1535 in poi, data della pubblicazione della Cristiade a Cremona e del suo trasferimento ad Alba, che lo porterà a una quasi completa dedizione alla causa religiosa contro la riforma luterana, del quale si fece audace oppositore, senza mai dimenticare i problemi legati alla sua diocesi, che tentò di difendere dai conflitti territoriali tra Carlo V di Spagna e Francesco I; parallelamente, si presentano brevemente tutte le sue opere, per poi dedicarsi alla Cristiade nel secondo capitolo.
Trattandosi di un’epopea cristiana che, come tutte quelle scritte nel primo Rinascimento, nasce dall’emulazione dell’Eneide virgiliana, il sec ondo capitolo contiene una parte tutta dedicata al Mantovano e all’immensa importanza che la sua poesia ha avuto nelle epoche successive, cercando di chiarire come la fama del poeta augusteo sia arrivata intatta fino al primo Cinquecento; si espone dunque la storia dell’influenza letteraria virgiliana nel Medioevo e nel Rinascimento facendo riferimento ai personaggi più importanti che si sono ricollegati al suo nome; essendo il Vida il maggior rappresentante di questo filone della critica cinquecentesca, si analizzerà il De arte poetica e le sue dichiarazioni in fatto di composizione narrativa e di imitazione.
Si passerà poi all’analisi del poema, riassunto ed esaminato in tutti quegli elementi formali e testuali che lo ricollegano alla tradizione epica antica e, a livello contenutistico, ai testi canonici e non della religione cristiana.
Nel terzo e ultimo capitolo ci si concentrerà su un personaggio in particolare del poema, Giuda Iscariota; attraverso un’indagine che ha voluto identificare il rapporto di intertestualità tra il Vida e i poeti epici della tradizione antica, si analizzerà il monologo del personaggio individuando ed esaminando tutte le occorrenze che lo legano non solo a Virgilio, ma anche a Ovidio, Lucano e ai
maggiori rappresentanti dell’epopea in età Flavia, dai quali l’autore della Cristiade dimostra di aver preso in prestito l’andamento tragico del soliloquio e il lessico dell’introspezione psicologica; per concludere, in base alle occorrenze espressive riscontrate e a una certa somiglianza appurabile tra il ruolo di Giuda nella storia e alcune situazioni convenzionali del teatro comico antico, si proverà a ipotizzare la presenza di un rapporto di intertestualità anche con i due maggiori comici della commedia latina: Plauto e Terenzio |
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