Abstract:
Il concetto di confine risale all’età moderna e la sua nascita coincide con l’istituzione dello Stato-nazione. Il suo scopo era quello di organizzare lo spazio globale inteso come eurocentrico, quindi di definire i rapporti fra l’Europa e il suo fuori, stabilendo così un chiaro sistema di dominio coloniale con esso. Secondo Sandro Mezzadra e Brett Neilson, nel corso dei secoli i confini si sono trasformati e hanno proliferato continuamente, disegnando una “geografia globale organizzata da Stato e capitale […] sempre implicati nei mutevoli regimi di sfruttamento, spossessamento e dominazione”. A partire dalla premessa che una società globalizzata necessita di ridefinire continuamente i propri confini per portarsi riprodurre e garantire il costante flusso di persone, beni e informazioni, il primo capitolo si concentra sull’analisi del concetto di confine/frontiera che la letteratura ha prodotto negli ultimi decenni, utilizzando una prospettiva decoloniale e femminista. Il secondo capitolo affronta le migrazioni del Mar Mediterraneo da una prospettiva storica e si sofferma sul Marocco e sull’isola di Lesbo per analizzare alcune tendenze dei flussi migratori contemporanei. L’ultimo si concentra sui movimenti sociali che negli stessi territori lottano per l’abbattimento dei confini e per la libertà di movimento.
L’obiettivo della mia tesi è quello di tracciare una mappatura della Borderland Europea con lo scopo di evidenziare modelli e strumenti di confinamento, esternalizzazione e allontanamento delle persone in movimento; al tempo stesso, però, i confini si dimostrano zone radicali di possibilità e resistenza, dove è possibile immaginare traiettorie di vita diverse.