Abstract:
Sayyid al-Shuhadā’ (principe dei martiri), è uno degli epiteti del terzo Imām sciita, Al-Husayn ibn ‘Alī ibn Abī Tālib, caduto nella battaglia di Karbala (680 d.C.), evento dalla cui memorializzazione discende la celebrazione più importante dello sciismo, l’‘Āshūrā’. Questo termine indica un complesso di rituali che ricordano il martirio dell’Imām Husayn, avvenuto, appunto, nel decimo (‘ashara) giorno del mese di Muharram. L‘Āshūrā’ è la principale tradizione discorsiva (Asad,1986) sciita e, nel corso dei secoli, è stata modificata e riattualizzata più volte, mettendo in relazione concezioni del passato e del futuro dell’Islām con pratiche e discorsi islamici nel presente, allo scopo di affermare il modello normativo di esistenza ortodosso e contrastare narrazioni opposte o divergenti. Questo fenomeno si manifesta anche nel Libano contemporaneo, in particolar modo nei confronti di rituali come il tatbīr o il latam. La ricerca etnografica ha studiato l’evoluzione dell’‘Āshūrā’ a partire dal “paradigma di Karbala” (Fischer,1980) e dalla contrapposizione tra modelli di devozione quietistici e rivoluzionari (Gilsenan,1982) o tra modernità e tradizione (Deeb,2006). Pensare l’‘Āshūrā’ attraverso la categoria analitica di “registro di autorità morale” (Vacchiano,2021), focalizzando l’attenzione sul contesto storico-sociale e sulle persone impegnate nel “tentativo cosciente di essere morali” (Zigon,2009) riporta l’analisi nell’ambito dell’antropologia della morale (Laidlaw,2002).