Abstract:
Il lavoro prende ad oggetto la riflessione metodologica e le analisi elaborate da Furio Jesi (egittologo, studioso di religioni e critico letterario torinese) in relazione alla questione del mito, cercando di evidenziarne la rilevanza in sede storiografica. In particolare, l'attenzione è posta sul concetto di 'macchina mitologica', ipotesi teorica che Jesi concepisce contro ogni ipostatizzazione delle narrazioni mitologiche e come strumento in grado di decostruire le mitologie politiche elaborate nella modernità. La posizione di Jesi è resa esplicita dall'affermazione secondo cui “la mitologia è sempre mitologia del potere”. La proposta teorica dello studioso torinese è messa alla prova mostrandone la potenzialità analitica in rapporto all'antisemitismo ed in particolare all'accusa di omicidio rituale rivolta contro gli ebrei in modo rinnovato a partire dalla seconda meta dell'Ottocento; in relazione alla religione della morte e alla logica comunitaria sacrificale propria dei fascismi; infine in rapporto alle mitologie del quotidiano prodotte e consumate dalla società di massa. Lo spessore teorico della proposta di Furio Jesi sarà saggiata mettendola a confronto, su alcuni snodi teorici cruciali, con i percorsi storiografici di G.L. Mosse, M. Foucault, W. Benjamin, C. Ginzburg.