Abstract:
Plotino e Sant’Agostino sono protagonisti di un passaggio epocale nella storia del pensiero della tarda antichità: il Principio del tutto è ora concepito come imperscrutabile, e se l’anima vuole accedervi deve ripiegare nella propria interiorità e mutare radicalmente sguardo fino a trascendersi. Tuttavia i due filosofi affrontano il tema in modi differenti. Se l’Uno è al di là dell’Essere e i suoi caratteri sono ricavabili superando ogni positività semantica ed eliminando ogni forma di molteplicità, il Dio di Agostino è l’Essere per eccellenza, i suoi attributi sono tutt’uno con la sua essenza e la sua struttura trinitaria è riflessa nell’animo umano. Se nella visione di Plotino l’anima deve semplificarsi per diventare l’Uno stesso e può compiere questa ascesa con le sue stesse forze, per Agostino l’anima accede a Dio grazie a Dio stesso, ma può realizzare pienamente questa contemplazione solo dopo la morte e rimanendo sempre distinta dal suo Creatore. In entrambi i casi si tratta di cambiare se stessi e recuperare quella unità originaria con il Principio che è andata perduta a causa di un evento metafisico che sta alle nostre spalle: la discesa dell’anima nel mondo sensibile o il Peccato Originale.