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Ancora sconosciuto il contenuto del lunghissimo carteggio che vide interessati i due storici e critici dell'arte Francesco Malaguzzi Valeri e Corrado Ricci, odiernamente conservato presso la Biblioteca Classense di Ravenna, la ricerca si è preoccupata di colmare i punti ancora oscuri circa la vita e la carriera dello storico dell'arte reggiano, in particolare circa aspetti della sua lunga carriera presso gli Archivi di Stato, la Pinacoteca di Brera e, infine, la Pinacoteca di Bologna, e della sua vita, compresi gli aspetti più privati. Oltre alla trascrizione e redazione delle trecentottantasei lettere che compongono il carteggio, il tentativo è stato quello di sottoporre le missive ad una interpretazione, sebbene in mancanza delle risposte del Ricci. I molteplici punti toccati ripercorrono la vita e la carriera del Malaguzzi Valeri, fornendo un inedito punto di vista che offre una completa visuale dei pensieri, delle opinioni, delle considerazioni e, dunque, del lato umano dello storico dell'arte reggiano. Tra collaborazioni lavorative, favori personali, confidenze private e piccoli screzi oltre che profonde riflessioni, inseriti all'interno di quel panorama storico-artistico dei "connoisseurs" che caratterizzò il primo Novecento, Francesco Malaguzzi Valeri e Corrado Ricci siglarono un forte legame lavorativo, in tutto e per tutto orientato alla salvaguardia e alla valorizzazione dei beni artistici nazionali e territoriali, e un tenace rapporto di amicizia, seppur in parte compromesso dagli ultimi avvenimenti che interessarono la vita di Malaguzzi. Un ulteriore tentativo, rispetto a quanto già fatto dalla critica contemporanea, è stato perseguito per la ricostruzione di quanto accadde alla dipartita, per presunto suicidio, di Malaguzzi Valeri, a seguito dell'apertura di una inchiesta per sottrazione illecita di un gran quantitativo di opere d'arte ai danni del Comune di Bologna. La questione, tuttavia, come si è tentato di dimostrare, può odiernamente essere riconsiderata alla luce di quanto fece Malaguzzi Valeri in quel fermento che caratterizzò il Novecento per la regolamentazione della tutela e della promozione del patrimonio artistico italiano e, soprattutto, alla luce di quando di lui venne detto: “Sapeva tesoreggiare il tempo, ed è questo il segreto di tutti i successi: la sua vita così nutrita di opere e di fatti insegna due cose: a saper assecondare le proprie attitudini perché esse possano liberarsi e ascendere; a domandare alla saggezza il segreto della felicità.”. |
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