Abstract:
Che cos’è l’irriverenza? È uno stile che fa balbettare il linguaggio e il pensiero, portandoli agli estremi del proprio esercizio. Nessuno meglio di Gilles Deleuze è riuscito a formalizzare un pensiero che, libero dalla tradizionale tassonomia della filosofia, possa non piegarsi ad alcun potere istituito. Il presente lavoro si propone di ripercorrere le tappe dell’itinerario del filosofo francese con l’obiettivo di emulare il metodo della perversione: isolare un problema e crearne un concetto attraverso il quale rileggere l’estensione del pensiero dell’autore in questione. Nel nostro caso, il problema isolato è quello del linguaggio e il concetto che ci preme far emergere è quello del balbettìo, che affiora nel confronto costante di Deleuze con la letteratura e con la linguistica strutturalista: Deleuze fa balbettare la storia della filosofia. L’ipotesi di lavoro che sottende alla nostra tesi è che ad una critica del pensiero rappresentativo corrisponda un’altrettanta strutturata critica del linguaggio come rappresentazione soggettiva del reale oggettivo. In questa dinamica, si gioca un’importante partita politica: il linguaggio incorpora le potenzialità rivoluzionarie del pensiero ed ogni sua reificazione lo rende sterile e asservito ai regimi di segni che incarnano le strutture di potere della modernità. È necessario mettere in variazione il linguaggio per mostrare un pensiero del fuori che crei inesplorati processi di soggettivazione: una lingua minore che enunci il concatenamento vitale del divenire popolo dello Stato, un popolo a venire, barbaro e straniero delle proprie origini. L’immanenza, il pensiero della vita. L’irriverenza, lo stile che la esprime.
