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"L’esigenza di spogliare il maschio individuandone tanto gli abiti più ingombranti, quanto quelli più sottili e aderenti, quasi invisibili, diventa oggi un imperativo che si fa strada quotidianamente nelle realtà che i generi abitano, nelle loro interazioni e relazioni.
Alla base di questo lavoro c’è l’intento di scoprire se nella sua costruzione la maschilità sia regolata da costruzioni normative e quanto sia forte, oggi, il desiderio di liberarsene; quali siano gli spazi e le libertà individuali, quanto determinante sia il peso della narrazione artificiale che storicamente è stata costruita sui generi, plasmando individui socializzati ed educati a ricoprire un determinato ruolo.
Partendo dalla definizione delle categorie che ruotano intorno ai concetti di maschilità, quali sesso e genere, mascolinità egemonica, virilità, e percorrendo il dibattito teorico attraverso i Man’s Studies, ho situato la maschilità in Brasile, e poi sull’isola di Florianopolis, teatro scelto di ricerca, dove categorie e teorie si intrecciano a una storia di colonizzazione, ai concetti di nazione e identità fino a fare i conti con stratificati marcatori di oppressione e peculiari equilibri sociali.
La ricerca dei più vivi canali di espressione della maschilità contemporanea mi ha portata a svolgere una doppia etnografia: una cosiddetta etnografía da tela, che a partire dall’analisi di forum e piattaforme sociali delinea una precisa idea di mascolinità veicolata e fa luce sulla ricezione della stessa; e un’etnografia classica, svolta mediante la tradizionale metodologia della ricerca sul campo, per la quale insieme all’osservazione partecipante mi sono avvalsa dei tipici strumenti della ricerca antropologica, come il diario di campo e le interviste qualitative.
Fin da subito emerge il volto di una mascolinità ingombrante, definibile come una costruzione dinamica e non uno stato fisso, immobile, durevole, al quale si accede una volta per tutte: è un terreno di conquista, un divenire precario da confermare continuamente.
Come nel focaultiano Panopticon la consapevolezza di uno sguardo giudicante porta a un meccanismo di auto sorveglianza permanente e a una volontà altrettanto costante di esibire se stessi per dimostrarsi all’altezza del modello, una performance costante, una messinscena volta a strappare il consenso degli altri uomini.
Le domande emerse durante la ricerca, la raccolta e l’elaborazione dei dati sono molte e lasciano spazio ad ulteriori interrogativi sull’identità maschile e sul peso della stessa, aprono la strada a nuove ricerche e suggeriscono indagini più approfondite all’interno dei canali virtuali di interazione sociale, dove la negoziazione di modelli e strutture emerge con tratti peculiari e lascia intravedere l'esistenza di maschilità plurali." |
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