Abstract:
Dopo la caduta dell’impero Han 漢 (206 a.C.-220 d.C.), il cosiddetto “Periodo delle Sei Dinastie” 六朝 (220-589) fu caratterizzato da un susseguirsi di conflitti ed invasioni che minarono profondamente la delicata situazione politica e sociale. Già dalla fine degli Han Orientali (25-220), gli intellettuali attribuirono l’instabilità governativa alla corruzione imperiale e sorse in loro l’esigenza di ribellarsi e di creare nuovi criteri per il reclutamento dei funzionari. Il desiderio di rinnovamento e la curiosità di indagare gli aspetti più profondi e misteriosi della realtà portarono alla nascita della xuanxue玄学, dottrina filosofica strettamente collegata alla qingtan 清谈, basata sulla reinterpretazione ed armonizzazione dei classici confuciani e taoisti. L’enfasi sull’individualismo, la metafisica e l’indagine sulla relazione tra xing 性 “natura” e cai 才 “talento” influenzarono il pensiero di Guo Xiang (252-312). Guo Xiang, filosofo e politico della terza fase della xuanxue, scrisse il commentario al Zhuangzi 莊子in cui espose la sua originale teoria filosofico-politica. I concetti di ziran 自然 “spontaneità” e xing 性 “natura” da lui promossi sono strettamente correlati alla formazione di uno stato ideale in cui la realizzazione individuale consiste nel pieno utilizzo dei talenti differenti di ciascuno e nell’agire secondo natura seguendo il wuwei 無为 “Non azione”. La spontaneità dello svolgere azioni conformi alla propria natura si accorda con il flusso dinamico della realtà e preserva l’uomo e la società dal pericolo del desiderio, dell’invidia e dell’emulazione causato dal voler seguire tracce e modelli passati.