Abstract:
L’elaborato intende introdurre il tema del vizio, contrapposto a quello di virtù, come elemento che porta alla corruzione dell’anima attraverso la figura di Alessandro Magno, uno dei più grandi conquistatori di tutti i tempi.
In primo luogo, l’opera proporrà un passaggio tratto dal “Libro de Alexandre”, evidenziandone le differenze dalla sua fonte principale "Alexandreis" di Gualtiero de Châtillon. Nel dettaglio, si offrirà un’accurata analisi dell’episodio del lamento di Natura, la quale indignata per la volontà del macedone di superare i limiti umani, deciderà di vendicarsi punendolo con la morte. Attraverso questo frammento si esaminerà la personalità del conquistatore sotto una duplice valutazione morale: da un lato, si mostreranno in chiave positiva le virtù possedute dal protagonista, dall’altro se ne condanneranno i vizi. Sarà di rilevante importanza il collegamento al poemetto “Psychomachia” di Prudenzio, opera in cui l’anima è protagonista in un duello tra vizi e virtù.
Dopo aver fornito delucidazioni circa il significato di questi due termini contrapposti, vizio e virtù, ci si focalizzerà sul vizio come peccato mortale. Su questo punto si vedrà come vi sia uno stretto collegamento tra l “Alexandreis”, il “Libro de Alexandre” e la “Divina Commedia” dantesca. Il compito di questo lavoro sarà quello di portare alla luce la somiglianza tra Alessandro Magno, protagonista indiscusso de “L’Alexandreis” e “Libro de Alexandre”, e Ulisse, figura centrale de “L’Odissea” a cui viene dedicato il XXVI Canto dell’Inferno ne “La Divina Commedia” di Dante Alighieri.
A causa della loro smodata sete di conoscenza e voglia di superare i limiti umani, sia Alessandro sia Ulisse, verranno puniti. Dunque, la “curiositas” che accomuna entrambi i personaggi è davvero un vizio da condannare? o potrebbe rivelarsi una virtù da promuovere? Attraverso alcuni studi, articoli, ed opere sul tema della curiosità si proveranno a fornire delle risposte esaustive.