Abstract:
Il 23 dicembre 2002 un programma televisivo diventa un caso letterario. Roberto Benigni recita in prima serata su RAI Uno l'ultimo canto del Paradiso. Dal giorno seguente le vendite della Divina Commedia aumentano in maniera esponenziale: i letterati cominciano a riflettere sull'efficacia di questa performance, e l'opinione pubblica non risparmia le critiche a un sistema scolastico che in questi anni, di certo, non ha saputo produrre lo stesso interesse verso l'opera di Dante.
A livello popolare sempre di più sono le persone che si appassionano alla trasposizione del viaggio dantesco messa in scena dal comico fiorentino.
A livello didattico si tenta la corsa alla semplificazione o all'ausilio delle moderne tecnologie per cercare di comunicare attraverso gli strumenti multimediali più recenti a cui i ragazzi in età scolare sono più abituati e nei confronti dei quali, di conseguenza, dovrebbero essere più ricettivi.
Partendo da questi presupposti è il caso di indagare per comprendere qual è il limite verso cui ci si può spingere senza rinnegare il messaggio originario dell'opera dantesca e allo stesso tempo permettere la massima ed efficace divulgazione del capolavoro letterario alla base della nostra cultura nazionale.