Abstract:
La sfida principale che l'umanità si trova ad affrontare nel 21 secolo è la crisi climatica. Per decenni la scienza ha dimostrato le conseguenze del cambiamento climatico e, nonostante ciò, la necessità di agire per ridurre le emissioni di CO2 e limitare il riscaldamento globale è stata sottovalutata e rimandata nel tempo, a causa degli interessi del sistema economico mondiale completamente dipendente dalle fonti di energia fossile. La Cop 26 tenutasi a Glasgow dimostra che il tempo per agire sta scadendo mentre il processo politico verso la transizione ecologica e il Net Zero Target entro il 2050 si sta rivelando troppo lento e debole.
Il presente studio si sviluppa su due binari. Da un lato un’analisi basata su elementi di storia ambientale volta a dimostrare che il cambiamento climatico, finora così sottostimato, ha giocato un ruolo fondamentale nel determinare il corso della storia umana, spesso essendo la causa principale del successo o del fallimento di intere civiltà passate. D'altro canto lo sviluppo di questa analisi e ricostruzione storica che ha come chiave di lettura il rapporto tra l’uomo e la natura, è accompagnata da un’analisi sulla concezione filosofica che sta alla base dell’attuale visione capitalista del mondo naturale. Dalla Teoria della Decrescita di Serge Latouche al modello Cradle-to-Cradle, passando attraverso l’acuta lettura Severiniana contenuta in Il Declino Del Capitalismo, il principale risultato di questo lavoro è la consapevolezza dell’impossibilità di una risoluzione della crisi climatica senza una riforma strutturale del modello economico capitalista. Il sistema economico attuale è la causa principale della crisi climatica, quindi urge trovare un’alternativa a tale modello di sviluppo per poter risolvere la crisi. Ogni tentativo di soluzionare la crisi climatica senza trasformare le radici del capitalismo non è altro che un posticipare il problema o esternarne gli effetti sulle future generazioni.
Severino dimostra come la fine del capitalismo sia scritta nella sua stessa natura, in base alla sua tendenza all'autodistruzione, il capitalismo perseguendo il proprio fine di aumentare indefinitamente il profitto privato finirà con il distruggere la base naturale da cui dipende e, di conseguenza con il distruggere se stesso. L'analisi di Severino indica come la crisi climatica non sia altro che un primo segno di crisi del capitalismo, come questa natura autodistruttiva si stia palesando nella crisi climatica come sua prima conseguenza. Non sarà l'antagonismo di una forza altra dal capitalismo a soppiantare il modello dominante, bensì una trasformazione intrinseca al capitalismo stesso a cui tale modello dovrà vertere per poter salvare se stesso ed il pianeta. Ciò che recentemente è stata definita come transizione ecologica, in realtà, non è altro che l’inizio della fine del capitalismo che lascerà spazio ad un modello dominato dalla razionalità della tecnica moderna che, armonizzandosi alla razionalità e all’efficienza dei cicli naturali senza alterarli, abbandonerà l’elemento auto-distruttivo proprio del capitalismo. Questa tesi vuole mettere in luce come ciò che viene definita come transizione ecologica, se sarà una semplice sostituzione delle fonti di energia del sistema economico, ovvero una decarbonizzazione dell’economia, non sarà in grado di risolvere né i problemi strutturali del capitalismo da un lato né la crisi climatica dall’altro. Ammesso che si riesca a decarbonizzare l’economia raggiungendo il Net Zero Target entro il 2050, non destrutturando un modello economico volto alla crescita infinita si raggiungerà sempre un punto in cui le risorse naturali si esauriranno, data l’incompatibilità logica e matematica di un modello di crescita infinita all’interno di un sistemo finito di risorse.