Abstract:
Le crescenti aspettative sociali e l'influenza della società stessa spingono sempre più gli Stati ad adottare misure vincolanti e a ritenere le aziende responsabili dei loro impatti negativi sui diritti umani.
Pur riconoscendo i progressi normativi sulla strada per ritenere responsabili multinazionali e imprese, il concetto di bilancio etico (due diligence) per i diritti umani è lungi dall'essere pienamente sviluppato e messo in pratica. Dall'adozione dei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani da parte del professor John Ruggie nel 2011 (l'atto legislativo più autorevole, ma ancora soft law, che raccoglie tutte le disposizioni del diritto internazionale dei diritti umani già in vigore) il rapporto tra i diritti umani e la due diligence (HRDD) sono state fonte di incertezza giuridica. Elementi che sono stati criticati spesso negli attuali Principi Guida sono il linguaggio morbido e i termini ambigui utilizzati. La frammentazione delle misure di diritto internazionale e nazionale e l'assenza di un approccio coordinato e condiviso verso l'adozione di misure obbligatorie ha fatto sì che innumerevoli strumenti internazionali di soft law emergessero mirando a regolare l'attività delle imprese. Questi includono le linee guida dell'OCSE per le imprese multinazionali, la dichiarazione tripartita dell'ILO e le numerose iniziative delle Nazioni Unite.
A livello europeo, gli Stati membri sono sempre stati in prima linea, dimostrando intraprendenza in materia di responsabilità sociale delle imprese e diritti umani (RSI). Indi per cui, il 23 febbraio 2022, la Commissione Europea ha pubblicato la proposta per una Direttiva sull’obbligo di due diligence d’impresa ai fini della sostenibilità in materia di diritti umani e ambiente che, in quanto Direttiva, avrà effetto esecutivo in seguito a due anni di consultazioni ed emendamenti tra Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea.
La direttiva impone ad alcune società, che raggiungano le soglie previste, di adempiere agli obblighi di bilancio etico; in più, essa prevede un meccanismo con possibili sanzioni e responsabilità civili per il mancato rispetto. Lo scopo della presente tesi è quello di analizzare i punti di forza e debolezze della Direttiva, evidenziando le modalità in cui quest’ultima influirà sulle società europee e di paesi terzi.
Nel primo capitolo, introdurrò il contesto della due diligence nel diritto internazionale con una breve panoramica sulla responsabilità sociale delle imprese, mentre il secondo capitolo è incentrato sui Principi Guida delle Nazioni Unite per imprese e diritti umani, oltre all’analisi di altri strumenti di soft law che hanno aperto la via per l'adozione di misure obbligatorie nazionali nei paesi dell'Unione Europea. Nel terzo capitolo, valuterò se la Direttiva ha il potenziale per indirizzare le aziende nella gestione degli impatti negativi sui diritti umani e l’ambiente, concentrandomi sul diritto del lavoro e contestualizzando il tutto nel quadro dei Principi Guida, oltre a concentrarmi sui punti di dibattito della Direttiva. Infine, nell'ultimo capitolo, affronterò l'effetto transnazionale della direttiva sui paesi terzi coinvolti o che investono nel mercato unico europeo. A questo proposito potrebbe sorgere la seguente domanda: fino a che punto la prossima Direttiva UE coprirà la necessità di creare obblighi aziendali giuridicamente vincolanti nel quadro degli UNGP? Quali sono le sfide che devono affrontare Stati e imprese?