Abstract:
“Il y a un dépôt millénaire d’eau fraîche dans mon âme”
Benjelloun Abdelmajid
Questo aforisma di Benjelloun Abdelmajid racchiude una dimensione intima del rapporto che l’uomo condivide con l’acqua, relazione che continua dal principio della Storia, mutando e ridefinendosi ma lasciando al tempo stesso un’eredità che definisce gli uomini ed il loro vissuto. Nonostante le barriere linguistiche e culturali tutti gli esseri umani sono collegati gli uni agli altri attraverso l’acqua, fonte di vita, di sostentamento, protezione. La memoria di questi vissuti sembra essere tramandata biologicamente attraverso le ere, risultando in un’idrofilia innata nell’essere umano che cerca gli spazi blu, li apprezza e li ricerca arrivando a imbarcarsi in lunghi viaggi per raggiungerli; i paesaggi acquatici per l’uomo sono una meta, una destinazione che li richiama. Questi spostamenti alla ricerca della dimensione acquatica si esprimono in una domanda a cui rispondono fenomeni di natura turistica. Il turismo è un settore fortemente legato alle passioni, gli impulsi e ai desideri degli uomini, un’economia dunque dal taglio nettamente antropologico che per rispondere ai bisogni dettati dall’idrofilia ereditaria degli uomini ha iniziato a operare con questi paesaggi acquatici, ideando nuovi metodi per facilitare il dialogo fra gli uomini e questi spazi.
Questo lavoro di tesi ha come obiettivo l’investigazione di un territorio dall’identità fortemente acquatica, l’isola di Capo Bretone, e l’analisi della relazione fra il fenomeno turistico ed i paesaggi d’acqua dolce di quest’isola, interrogandosi su come il Water Heritage possa essere protetto e valorizzato dal fenomeno turistico, e viceversa.