Abstract:
A partire dagli anni ’50, consumo, abuso e traffico transnazionale di droga emergono come preoccupanti fenomeni sociali a livello mondiale. Al principio, a subire maggiormente sono Stati Uniti, Colombia e Messico – in questi ultimi due paesi, i cartelli di narcotrafficanti minacciavano la stabilità politica e sociale, espandendo i loro affari illeciti e seminando la violenza. Per frenare i narcos e il consumo di droga sul territorio, nel 1971 il presidente statunitense Richard Nixon lancia la “war on drugs” – una politica con cui i governi federali, da allora, si impegnano a livello internazionale a combattere la catena produttiva e il traffico di narcotici, delineando le linee guida delle Convenzioni internazionali ONU in materia di lotta al narcotraffico e coinvolgendo sempre più paesi. Nel corso degli anni, l’uso e il traffico di droga hanno riguardato anche paesi, come il Brasile, che inizialmente sembravano estranei a tali fatti e non erano oggetto delle iniziative statunitensi. Dagli anni 2000, è il presidente Luiz Inácio Lula da Silva a dover affrontare il coinvolgimento del territorio brasiliano nel transito degli stupefacenti, e i preoccupanti livelli di uso di droga tra la popolazione. Il presidente è intervenuto con leggi e iniziative a livello interno e regionale nella cornice dell’Unasur, proponendo una critica ai dettami anti-droga statunitensi, ma finendo di fatto per riprodurli. I risultati ottenuti dalla politica petista sono stati di dubbio successo.