Abstract:
Recenti statistiche pubblicate dallo United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), stimano che nel 2018 le vittime di tratta siano state oltre 50.000; calcoli non attendibili dato il carattere illegale della pratica, che non permette una valutazione in toto. È però evidente come il bersaglio principale continua a essere il genere femminile, impiegato principalmente nell’ambito dello sfruttamento sessuale; recenti studi dimostrano inoltre tendenze solo parzialmente dissimili per quanto riguarda nazionalità e caratteristiche delle vittime.
La differenza più impressionante riguarda però le vittime di tratta inserite nel sistema di protezione internazionale, probabilmente a causa di vari fattori, tra cui la chiusura delle frontiere agli ingressi legali e quella dovuta all’emergenza sanitaria causata dalla recente pandemia. Il sistema di accoglienza risulta essere quindi una valida alternativa per entrare nel nostro paese.
Il presente elaborato si propone di chiarire, attraverso una digressione sul cambiamento nel fenomeno del traffico di esseri umani, e di un’analisi dei meccanismi di protezione internazionale, europei (compresa l’unione europea) e italiani, come questa evoluzione venga gestita, focalizzandosi soprattutto su una prospettiva di genere. Viene spiegato come l’intreccio tra le realtà che si occupano di migrazione e tratta sul territorio italiano si spendono per una presa in carico efficace delle donne vittime di tratta, anche e soprattutto partendo dall’esperienza personale, individuando lacune e soluzioni attuabili nel sistema di accoglienza.