Abstract:
Fredrika Bremer (1801-1865), prima scrittrice svedese di fama internazionale, è oggi pressoché sconosciuta in Italia e spesso ricordata più volentieri per l’impegno nella questione femminile che per la sua attività letteraria. Sembra utile chiedersi cosa la rendesse tanto dirompente allora quanto, almeno in apparenza, obsoleta oggi, e quali tratti della sua narrativa l’abbiano resa una celebrità all’epoca e la releghino, adesso, ai margini del canone.
Oggetto della presente ricerca è lo studio della ricezione di Bremer nell’Italia del XIX secolo, in particolare attraverso le traduzioni su stampa periodica, da sempre interprete privilegiata del gusto dei lettori. Dopo un primo capitolo in cui si porranno le basi teorico-metodologiche dell’elaborato, ricorrendo a studi di sociologia della letteratura, teoria della ricezione e teoria della traduzione, e dopo un sommario resoconto sulla stampa italiana postunitaria, sarà contestualizzata l’opera di Bremer e si ripercorrerà lo stato dell’arte degli studi sulla sua ricezione. Infine, vero fulcro dell’indagine, saranno analizzate le quattro traduzioni comparse tra il 1847 e il 1885 su rivista: I Gemelli, La Solitaria, La Cieca e Guerra e Pace. Alla luce degli apparati teorici presentati nel primo capitolo si tenterà di individuarne le caratteristiche formali e le strategie traduttive, ma anche di riflettere sui contenuti tematici in relazione al programma editoriale della singola testata e al gusto del periodo.