Abstract:
Attraverso le storie di migrazione di due ragazzi, la tesi si pone come obiettivo l’analisi dei significati, delle rappresentazioni e delle metafore dell’esperienza di sospensione esistenziale nei regimi di frontiera e confinamento che sovente i migranti esperiscono nei paesi di approdo e/o di transito. L’elaborato fa riferimento ad una ricerca etnografica condotta da ottobre 2021 a fine febbraio 2022 nella Piana di Gioia Tauro in Calabria fra i migranti subsahariani che vivono questi luoghi e nei quali sono sfruttati come braccianti agricoli nella stagione della raccolta agrumicola. La Piana di Gioia Tauro, infatti, si configura come un luogo dell’attesa, uno spazio-tempo nel quale i migranti possono trovare facilmente – fluttuando fra formalità e informalità – abitazioni a basso costo e lavori “in grigio”, e nel frattempo procedere con il rinnovo del permesso di soggiorno. Tuttavia, un rischio incombe: rimanere intrappolati fra le maglie dell’illegalità. D’altro canto, le procedure burocratiche per il rinnovo richiedono tempi assai lunghi – che si sono ancor più dilatati a causa della crisi sanitaria causata dal Covid-19 – e abilità e competenze che spesso la popolazione migrante non possiede. La conseguenza, allora, è il vivere un tempo dilatato nel quale si cerca di sopravvivere al meglio con i mezzi a disposizione; una condizione che nella tesi prende la definizione di sospensione esistenziale. Quali sono le esperienze di chi vive questa sospensione? E cosa comporta su chi le vive?