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Gli studi sulle migrazioni femminili dall’Ucraina all’Italia sollevano importanti riflessioni
sull’evoluzione dei ruoli e dei rapporti familiari delle migranti. Le donne migranti che dagli
anni 90 hanno deciso di partire ed hanno trovato posto nel mercato del lavoro di cura, hanno
assunto all’interno delle proprie famiglie “transnazionali” (Christou, Kofman 2022), il ruolo
di female bread-winner, ridisegnando il proprio ruolo sociale tradizionale, gli equilibri con i
partner, il rapporto materno a distanza. Il lavoro di Francesca Alice Vianello del 2009,
Migrando sole. legami transnazionali tra Ucraina e Italia, apre vari spiragli di
approfondimento in merito all’evoluzione dei rapporti familiari e collettivi della comunità
ucraina in Italia (Vianello, Finotelli, Brey 2019). A distanza di tredici anni dalla
pubblicazione di Migrando sole, è ragionevole aspettarsi ulteriori evoluzioni delle storie
raccontate dalle protagoniste della ricerca: all'interno del nucleo familiare saranno stati forse
avviati nuovi progetti di vita, legati alla nascita di nipoti, alla scelta di rimanere in Italia o
tornare a casa, allo status acquisito nel paese di immigrazione. Nel contesto odierno, l’inizio
dell’invasione russa in Ucraina ha determinato una svolta tragica nell’esperienza dei cittadini
Ucraini. L'analisi dell’impatto della guerra sulle vite delle lavoratrici immigrate non può che
includere l’arrivo dei profughi nei mesi successivi al febbraio 2022, accolti dai familiari,
principalmente madri, nonne e zie, residenti in Italia.
I rapporti tra le migranti ed i familiari lontani vengono raccontati dalle interviste raccolte da
Vianello come caratterizzati da complessità e forme surrogate della vicinanza fisica. Ora, in
un contesto di fuga da casa propria, si affronta il trauma della guerra e spesso della
separazione dagli uomini della famiglia rimasti per combattere. Queste famiglie con alle
spalle anni di relazioni transnazionali si trovano ora a convivere in un paese ospitante, l’Italia,
di cui in molti non conoscono la lingua, in cui il punto di riferimento torna ad essere (stavolta
fisicamente) la figura delle goduval’nytsi di cui parla Vianello: le donne migranti pilastro
della famiglia.
Partendo da questa ricostruzione si apre una serie di interrogativi rispetto alle ricadute che il
conflitto avrà sulla comunità dei migranti e delle migranti ucraini stabilitisi in Italia, in
termini di legami familiari, nuove vulnerabilità e strategie per affrontarle.
Il progetto di tesi si propone di seguire tre sottodomande, partendo da questa ricostruzione
iniziale. La prima riguarda le forme in cui le migranti stanno cercando di garantire stabilità
almeno temporanea ai cari ricongiunti, come alcuni di essi cerchino strategie di vita, le
dinamiche di solidarietà e reciprocità, le ripercussioni sui rapporti di lavoro, la diversità
linguistica e una serie di questioni e rischi nel contesto dell’incertezza sul "se e quando" sarà
possibile tornare a casa.
La seconda sottodomanda riguarda le azioni intraprese per fornire supporto ai familiari ed ai
connazionali nel territorio assediato sotto diversi punti di vista: la sicurezza fisica, la
disponibilità di beni di prima necessità, l’attivismo per la pace.
L’ultima sottodomanda è riguardante la percezione dell’intervento delle istituzioni italiane,
inteso come servizi messi a disposizione dai comuni e gestione delle richieste di protezione
temporanea. |
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