Abstract:
La Zero-COVID è la policy adottata dal Partito Comunista Cinese (PCC) in risposta all’insorgenza del SARS-CoV-2 in RPC. Si tratta di una strategia di eliminazione del virus, attuata tramite misure restrittive (test di massa, lockdown e l’obbligo di app di tracciamento). Nonostante siano passati anni dallo scoppio dalla pandemia, Pechino continua a perseguire la strategia al netto di alcune modifiche non sostanziali apportate alla fine del 2022.
La domanda di ricerca di questo lavoro si focalizza sul motivo per cui il Presidente Xi Jinping insista sulla strategia, non seguendo l’esempio di Paesi limitrofi, che dismettendola sono tornati a una situazione socio-economica quasi ai livelli del 2019.
La Fallacia dei Costi Sommersi potrebbe spiegare la situazione: se Xi tornasse sui suoi passi gli sforzi degli ultimi anni sarebbero vani. Avendo il governo a lungo scartato l’ipotesi di convivere con il virus, la ricerca di vaccini efficaci contro le nuove varianti è ancora alle prime fasi e gli anziani senza una completa copertura vaccinale rischierebbero di morire. Inoltre i migranti che lavoravano in città sono la categoria che ha risentito di più della strategia, poiché sono stati costretti a fare ritorno nelle zone di origine. Infine, il PCC incorrerebbe in gravi costi reputazionali se dismettesse la policy, poiché a lungo si sarebbe incensato come l’unica forza capace di fronteggiare la pandemia.
I risultati ottenuti dalla rassegna della letteratura scientifica e da fonti in lingua originale sono defluiti all’interno di questa tesi che risponde alla domanda di ricerca inquadrando il fenomeno all’interno di un modello dell’economia comportamentale che supporta l’ipotesi che i costi già sostenuti influenzino le scelte future del decisore.