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La pandemia da Covid 19 è stato l’evento più economicamente significativo verificatosi nella Storia moderna dalla fine della Seconda guerra mondiale. La repentina diffusione dei contagi assieme alle rigide misure di contenimento del virus, hanno provocato un periodo di recessione che ha reso il 2020 uno dei peggiori anni per l’economia mondiale, con perdite e danni superiori a quelle registrate dopo la crisi finanziaria del 2008.
La globalizzazione è stata colpita molto duramente dagli effetti della pandemia, soprattutto in alcuni dei suoi aspetti chiave come il commercio internazionale, le catene globali e la migrazione di persone. Questo stop praticamente improvviso e il successivo periodo di forte recessione, hanno dato il via ad idee antiglobalizzazione con politiche nella direzione del protezionismo e un sentimento di sfiducia verso le Catene Globali del Valore.
Il concetto di globalizzazione, soprattutto ora che si sta tornando ai livelli economici pre-pandemia, sembra però resistere. Esso è infatti troppo importante e radicato da essere cancellato in un periodo così breve. Ciò che però ha fatto la crisi pandemica, è stato dare voce ad idee protezionistiche e di deglobalizzazione che già prima del Covid 19 si stavano sviluppando, instillando il dubbio su come verrà considerata l’economia del futuro.
Il focus di questa trattazione sarà sulla Cina, Paese che ha fatto della globalizzazione la sua forza per diventare la seconda potenza mondiale in pochissimi anni, ma che allo stesso tempo è stata duramente colpita dalla pandemia, essendo il Paese da cui è partita e che ancora oggi la sta combattendo. Prima del Covid 19, la Cina aveva molte iniziative globali, la più importante era la Belt and Road Initiative (BRI) del 2013, un progetto infrastrutturale massivo per collegare economicamente la Cina a praticamente tutto il Mondo.
Già prima del 2020 però iniziava a serpeggiare in Cina un sentimento di sfiducia verso questo progetto, considerato troppo ideale e impraticabile nella sua totalità. Inoltre, durante la pandemia, la BRI è stata messa in secondo piano dal governo di Pechino, che ha comunque detto di volerla portare avanti in futuro.
Analizzando i dati sugli investimenti e la letteratura legati alla Belt and Road Initiative, si vuole andare a vedere quale sarà il futuro di questa iniziativa, se subirà un ridimensionamento o se il progetto continuerà come programmato. Sicuramente non è semplice fare previsioni, anche perché, come successo con il Covid 19, qualunque cosa può accadere. La Belt and Road Initiative non sparirà da un giorno all’altro, in quanto è un progetto troppo complesso ed elaborato per essere smantellato, è certo però che ciò che è successo nel periodo pandemico ha dato una forte accelerata a dinamiche protezionistiche che già si stavano formando, creando il dubbio su come si evolverà la globalizzazione economica nei prossimi anni e come cambieranno tutte le iniziative che si basavano su di essa. |
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