Abstract:
Nei primi anni del XVII° secolo giunge a maturazione un circuito commerciale con caratteristiche indubbiamente globali: metalli preziosi come oro e argento sono valutati nella decade del 1620 a un valore pressoché stabile a Acapulco, Manila, Macao, Siviglia, Costantinopoli o Venezia. Gli imperi coloniali di Spagna e Portogallo (uniti temporaneamente in una unione personale) costituiscono il vettore di movimento per le ricchezze delle colonie americane sia verso l’estremo oriente sia verso l’Europa, rispondendo a una domanda sempre più intesa di economie sempre più monetizzate, interconnesse e rivolte ai mercati locali e regionali.
Oggetto di indagine di questa tesi è ricostruire l’intreccio di risorse, capitale umano e organizzativo e le istituzioni nello spazio economico del vecchio continente. Le relazioni tra la struttura fiscale e finanziaria della Serenissima Repubblica con il nascente mercato del credito europeo, in cui i finanzieri genovesi costituiscono un intermediario quasi inevitabile per via del loro intimo legame logistico e di finanziamento con la corona spagnola, costituiscono il principale strumento di mobilitazione di risorse per sostenere le due maggiori fonti di spesa per lo stato di antico regime: la guerra e il debito. Il periodo che intercorre tra la guerra di Cipro e quella di Candia rappresenta un momento di intensa ridefinizione dei rapporti politici, tributari e di identità tra la classe patrizia e il caleidoscopio dei domini terrestri e marini, catalizzata dai grandi costi per la difesa del sistema marittimo che aveva proiettato Venezia nel suo ruolo chiave nel Mediterraneo durante l’età moderna.