Abstract:
Vorrei in questo elaborato evidenziare i passaggi che hanno permesso di ripensare l’etnopsichiatria come campo che solleva domande complesse sulle migrazioni, sulla salute mentale, la cittadinanza e l’identità; per ripensare il lavoro clinico come spazio politico.
Vorrei concentrarmi su quelle che sono le radici di conflitti contemporanei all’interno della psichiatria occidentale. Dalle origini alle attuali elaborazioni di processi che cercano di porre più attenzione al concetto di differenza e di identità, allo status dell’immigrato nella società occidentale, alla dialettica tra diritti umani e cultura e i modelli di salute. Tutti temi che sollevano ancora dibattiti, sia sulla cura, che sulla gestione delle politiche migratorie, ma anche sull’accessibilità delle città europee.
Inizio con una analisi della nascita della psicologia coloniale nelle ex colonie, per proseguire fino alla nascita della attuale etnopsichiatria. Analizzo luoghi in Italia dove si cerca di appropriarsi di strumenti enopsichiatrici per la cura della salute mentale.
ll Centro Frantz Fanon di Torino è un Servizio di Counselling, psicoterapia e supporto psicosociale per gli immigrati, i rifugiati e le vittime di tortura. Tramite interviste cerco di comprendere approcci lavorativi. Secondo esempio è la città di Bologna che lavora tramite sportelli di etnopsichiatria e consultazione culturale, tramite i quali, oltre a consulti medici, si cerca di creare gruppi di lavoro che abbiano strumenti per comprendere ed utilizzare approcci medici che siano accoglienti verso persone che hanno influenze culturali non esclusivamente occidentali.
Infine la mia analisi approfondisce l'aspetto di cura della salute mentale in una ottica che va verso il diritto alla città e l'autodeterminazione del cittadino.