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Questa tesi di ricerca studia l’immagine pubblica del Messico offerta dall’élite americana in un momento cruciale della storia globale, tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, con l’obiettivo di dimostrare che l'élite americana rappresentava il Messico al pubblico americano come un paese democratico, un alleato degli Stati Uniti, e un paese che, grazie agli interventi statunitensi nei settori economici strategici del Messico, si poneva come un modello di sviluppo per tutti i paesi dell'America Latina. Mosso dal timore provocato dal sentimento antiamericano degli intellettuali messicani, dalla minaccia comunista, e dal bisogno di smaltire l’eccedenza dell’economia americana, Washington collaborò con il governo messicano per avanzare il processo di sviluppo del paese in tutti i settori dell’economia, dal turismo all’istruzione, dall’ infrastruttura, all’agricoltura, allo sviluppo militare, per nominarne alcuni. Nonostante la sua aurea altruista, gli aiuti e gli interventi americani, anche forniti sotto il nome dell’Alleanza per il Progresso, furono strettamente legati all’interesse dei singoli agenti americani, statali e non, di espandere la propria area di attività e di influenza. Se da una parte il governo degli Stati Uniti aveva bisogno di diffondere le idee liberiste per contrastare l'ascesa del comunismo nella regione e di assorbire l’eccedenza dell’economia americana, anche il settore degli affari americano trovò in Messico il modo perfetto per arricchirsi. Allo stesso tempo, la stampa americana sembrerebbe essere stata un mezzo anche per il governo messicano stesso, che servendosi di esso riuscì a pubblicizzare il settore turistico, che contribuì all’espansione di settori industriali specifici e che fu in parte meritevole del Miracolo economico Messicano. Con tutti i limiti del caso, l’immagine che esce da questa analisi, dunque, risulta intrisa di una politica estera tipica del tempo e povera di pragmatismo. |
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