Abstract:
La narrativa ufficiale ha sempre indicato le armi di distruzione di massa possedute dal regime dittatoriale di Saddam Hussein come il motivo principale che ha portato l’amministrazione Bush ad invadere preventivamente l’Iraq, negando fermamente l’obiettivo petrolifero. L’elaborato si propone di analizzare e di offrire una panoramica esaustiva circa il ruolo che la volontà di controllare il petrolio iracheno ricoprì nella decisione statunitense di invadere Baghdad nel 2003 e di creare un quadro legislativo favorevole agli interessi egemonici statunitensi nonché a quelli delle compagnie occidentali. A questo fine, il primo capitolo affronta lo sviluppo dell’industria petrolifera dell’Iraq focalizzando inizialmente la trattazione sul ruolo dell’Occidente, in particolare delle majors, per poi esaminarne il declino post-nazionalizzazione alla luce delle guerre contro l’Iran e il Kuwait. Il secondo capitolo della tesi è incentrato sulle origini sia ideologiche che economiche dell’invasione e mette dapprima in evidenza il ruolo del neoliberismo e della dipendenza degli Stati Uniti dai flussi petroliferi. Il capitolo prosegue focalizzando l’attenzione sulle argomentazioni che maturarono in seno all’ala neo-conservatrice rispetto alla necessità di intervento e privatizzazione del settore petrolifero iracheno. L'elaborato si conclude con il terzo capitolo, attraverso il quale si analizzano gli sforzi che il governo statunitense e le compagnie petrolifere compirono al fine di instaurare un regime legislativo che consentisse l'effettiva privatizzazione del petrolio e garantire così l'accesso alle riserve di greggio dello Stato iracheno.