Abstract:
La Montedison è stata nella seconda metà del Novecento il fulcro della chimica in Italia. Sebbene si sia contraddistinta per essere stata un crocevia di interessi particolari per la politica e il capitalismo italiano, a livello internazionale mirava a un posizionamento tra le grandi multinazionali chimiche. Nata nel 1965 dalla fusione tra la Edison e la Montecatini, ereditò da quest’ultima l'esperienza accumulata nei mercati esteri, compresi quelli socialisti, aspetto centrale nel prosieguo e lo sviluppo delle relazioni commerciali con l'URSS. La tesi si propone di delineare il quadro dei rapporti intercorsi tra la più grande impresa chimica privata in Italia e l'URSS fin dai tempi della Montecatini e proseguiti durante l’intera Guerra fredda, che si contraddistinsero per gli scambi bilaterali, il trasferimento di tecnologie chimiche industriali e i fragili equilibri della politica internazionale. Lo studio di questa tesi comincia prendendo in esame i rapporti Montecatini-Urss dagli esordi fino agli anni della distensione, in cui la Montedison fu partecipe insieme ad altre imprese occidentali del trasferimento tecnologico verso Est. Oltre a questi rapporti, viene posta la dovuta attenzione alla particolare coesistenza della Montedison e dell’ENI non solo in Italia, ma anche nel mercato sovietico. La parte successiva si focalizza sul ruolo dell’ingegneria impiantistica Tecnimont nell’ambito della cooperazione industriale italo-sovietica. Infine, si pone attenzione alle dinamiche interne della Montedison, occorse durante gli anni Ottanta, e come si riflessero sugli affari nel mutevole contesto economico, politico e sociale che stava vivendo l’URSS in quegli anni.