Abstract:
Il presente studio si concentra sull’effetto bouba-kiki nelle persone sorde segnanti native. Tale effetto è incluso nel concetto di fonosimbolismo, proprietà che hanno alcuni suoni di evocare immagini. Tutto questo è in contrasto con il principio dell’arbitrarietà del segno, che costituisce uno dei paradigmi fondamentali della natura del linguaggio di matrice saussuriana. Osservato per la prima volta nel 1947 dallo psicologo Wolfgang Köhler, questo fenomeno ha acceso l’interesse dei linguisti, che nei primi anni del nuovo millennio sostennero che l’effetto bouba-kiki si producesse esclusivamente sulla base delle proprietà sonore degli stimoli presentati (Ramachandran e Hubbard, 2001). Gold e Segal hanno contribuito al dibattito (Gold & Segal, 2020) testando un gruppo di persone sorde impiantate e/o protesizzate a differenti età; tuttavia, la presenza di una duplice deprivazione linguistica e acustica nel gruppo sperimentale lascia oscure alcune conclusioni tratte dai risultati della ricerca. Questo studio, dunque, vuole inserirsi nella discussione escludendo la variabile di deprivazione linguistica. L’indagine svolta su persone sorde segnanti evidenzia che in persone che vivono la sola condizione di deprivazione acustica l’incidenza del fenomeno è più alta. Per questo motivo si ipotizza che la deprivazione linguistica possa comportare performance inferiori dato che il prodursi dell’effetto subisce l’influenza dell’ortografia, responsabile dell’attivazione fonologica.