Abstract:
In questo lavoro di tesi viene analizzata l’evoluzione dell'iconografia della Pentecoste, con particolare riferimento all'opera di Tiziano Vecellio e a come il suo capolavoro abbia influenzato i pittori successivi.
Nella prima parte è stata studiata La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, in particolare il capitolo riguardante lo Spirito Santo, quale testo di riferimento per gli artisti nella realizzazione delle loro opere, ripercorrendo lo sviluppo di questo tema e la sua derivazione dall’iconografia dell’Ultima Cena, a partire dalle semplici rappresentazioni medievali.
Sono state quindi confrontate opere di artisti importanti come le due opere di Giotto, una nella Basilica superiore di Assisi (1291-1295) e l'altra nella Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1305), per poi passare alle due tavole del Beato Angelico (una databile al 1450-1455 circa e conservata nella Galleria nazionale di Palazzo Corsini a Roma e l'altra conservata nel museo di San Marco a Firenze datata intorno al 1400-1455).
Furono tre le opere di importanti autori del primo Rinascimento che contribuirono al successivo cambiamento dell’iconografia: Il Pulpito della Resurrezione (1460- 1470) di Donatello, Lo Stendardo con la Discesa dello Spirito Santo di Luca Signorelli (1494) e l’arazzo con la Pentecoste di Raffaello Sanzio (1531 ca.).
Influenze significative sull’evoluzione dell’iconografia della Pentecoste sono da ricondurre anche agli scambi culturali tra i paesi nordici e l’Italia, sempre oggetto di studio in quanto la reciproca ripresa di motivi e soggetti e la loro rielaborazione da parte di artisti si ritrova nell’arte del Rinascimento.
La circolazione delle stampe inoltre permise agli artisti di conoscersi indirettamente e prendere reciproca ispirazione. É nota l’influenza che gli artisti tedeschi ebbero su quelli italiani e viceversa, influenza che contribuì anche all’evoluzione di questo tema di cui viene ricordata come esempio la Pentecoste di Albrecht Dürer, dalla Serie della Piccola Passione.
Successivamente viene studiato il grande contributo che ha dato all’iconografia della Pentecoste l'opera di Tiziano, realizzata intorno al 1545 e conservata nella Basilica di Santa Maria della Salute a Venezia; è stato studiato il contesto storico-artistico durante il quale il pittore realizzò l'opera e le varie vicissitudini che essa ha incontrato durante la sua realizzazione, facendo riferimento agli studi di Massimo Firpo, Alessandra Sambo e di Giuseppe Maria Pilo.
Infatti Tiziano realizzò una prima versione intorno al 1530, ma per cause a noi sconosciute dovette realizzarne una seconda nel 1545.
Nell'ultima parte vengono infine prese in esame alcune opere di artisti che trassero ispirazione dall'opera di Tiziano.
Di chiara dipendenza è l'opera di Polidoro da Lanciano realizzata per la confraternita di Santo Spirito nella chiesa dedicata allo Spirito Santo sulle Zattere a Venezia, datata intorno agli anni 1545 (probabilmente prese spunto dalla prima versione di Tiziano).
Un altro esempio sono le opere realizzate dalla famiglia dei Bassano, confrontando quella che il capostipite, Francesco dal Ponte, realizzò nel 1523 per la chiesa di Oliero con l'opera realizzata dal figlio, Jacopo Bassano, nel 1560-1590, in cui si nota la chiara influenza di Tiziano.
Infine è proposto un breve confronto con opere di artisti veneti più tardi, come le versioni del soggetto dipinte da Jacopo Palma il Giovane, Alessandro Varotari, al fine di abbozzare una mappatura della fortuna dell’opera di Tiziano nel Seicento.