Abstract:
Il termine “telemedicine” fece la prima comparsa in un documento nel 1972, ma fino al 1994 la sua diffusione rimase comunque ridotta. Secondo il WHO (World Health Organization) si intendono quei servizi a distanza, in relazione con la salute pubblica, garantiti attraverso l’utilizzo di dispositivi elettronici, che attengono alla prevenzione, diagnosi, valutazione, ricerca e alla formazione degli operatori in ambito sanitario. Comunque sia si tratta di un concetto in continua evoluzione; in particolare, si inseriscono ulteriori termini, come telehealth, eHealth, Digital Health, Mobile Health, eMental Health, denominazioni che appaiono come sinonimi in qualche modo intercambiabili, ma che in ambito scientifico hanno usi e significati diversi.
La potenzialità della tecnologia in ambito sanitario è sempre stata considerata un concetto teorico fino all’arrivo del 2020, quando quasi tutto il mondo è stato toccato dalla diffusione del Covid-19. Pochi paesi avevano implementato nel pre-covid l’utilizzo della telemedicina in maniera capillare, nonostante avessero un’ampia infrastruttura tecnologica grazie alla diffusione di internet. Tuttavia, il carattere d’urgenza ha fatto sì che vari operatori sanitari adottassero tutti gli strumenti digitali a loro disposizione rapidamente, mettendo al secondo posto gli aspetti normativi, la tutela della privacy e la sicurezza dei pazienti. Al consulto in presenza sono state adottate soluzioni tecnologiche alternative, scelte autonomamente dal professionista, in base alle proprie competenze, come ad esempio: WhatsApp e Telegram, ma anche Skype, Google Meet, Teems e tanti altri. I settori maggiormente influenzati dall’utilizzo di questi strumenti sono stati quelli di salute mentale, disturbi alimentari, ma anche nei confronti di pazienti dimessi da ospedali o in isolamento, che richiedevano un continuo monitoraggio e controllo dei parametri essenziali per la prevenzione e la cura del Covid-19. In questo frangente, si vede necessaria l’elaborazione di normative volte a tutelare in primis il professionista, ma anche il paziente/utente, che per scelta o per circostanza si trova a svolgere consulti sanitari in modalità a distanza.
Attraverso questa tesi di laurea l’intento sarà quello di valutare fino in fondo quelli che sono stati e potranno essere i benefici derivanti dall’utilizzo della Telemedicina in tutte le Sue sfaccettature; allo stesso tempo si cercherà di evidenziare i diversi aspetti critici, tra i quali è possibile individuare principalmente il digital divide, e cioè la disparità di accesso a strumenti tecnologici legata a fattori socioeconomici. L’argomentazione sarà sostenuta attraverso l’analisi di testi redatti da ricercatori scientifici autorevoli, partendo da Deborah Lupton, Karen Willis e molti altri, i quali hanno dedicato parte della loro carriera all’analisi dell’impatto della tecnologia sulla sanità. Il caso di studio che verrà analizzato sarà il Progetto Sole, “Sanità Online”, rete che collega i medici di famiglia con le strutture sanitarie ed ospedaliere dell’Emilia-Romagna.
Nel futuro della telemedicina si ritiene necessaria la formazione di personale tecnico specializzato come figura di interfaccia con il sistema dei fornitori di prodotti e servizi, capace di fornire contributi alla fase di progettazione e ristrutturazione delle strutture sanitarie e di gestione dell’apparato tecnologico. La telemedicina non si pone in alternativa alla medicina tradizionale, ma come efficacie strumento di supporto all’attività medica e sostegno per tutti i soggetti coinvolti; è da considerare eticamente valido, l’obiettivo che essa si prefigge e cioè garantire il miglioramento della qualità della vita, mettendo al primo posto la persona nella sua totalità.