Abstract:
Con la presente tesi si vuole sottoporre ad analisi il concetto di rischio sotto il punto di vista finanziario e sotto il punto di vista comportamentale. A partire dalla dicotomia nella gestione del rischio proposta dai due differenti approcci, andremo in primis ad esporre le modalità di calcolo del fattore rischio in senso strettamente finanziario, mentre in seconda battuta prenderemo in analisi la percezione e gestione dello stesso proposti dalla behavioral finance.
Il legame tra i due differenti approcci è presto spiegato, in quanto esso consiste nella volatilità. Ad essa infatti viene associata una condizione di profonda incertezza che, inevitabilmente, inficia nelle scelte di mercato e contribuisce ad aumentare l’ambiguità nella percezione del rischio.
Posto il fatto che non esista una direzione univoca per stimare il rischio, poiché la definizione stessa di stima spiega essere un tentativo di approssimare il corretto valore, credo fermamente che si possa usare una “mixture” dei due approcci per giungere ad una buona approssimazione.
Il fatto di non conoscere ex-ante le condizioni precise dei possibili output ci porta ad una situazione di estrema incertezza e paura, tanto che la razionalità dei singoli soggetti negli investimenti può venire meno e lasciare spazio a trend di massa. Infatti sono frequenti i casi in cui gli investitori abbiano seguito le aspettative della maggior parte degli investitori, affidandosi al sentiment del mercato.
Soprattutto negli ultimi anni l’indicatore di sentiment di mercato ha assunto profonda rilevanza. Questo è l’indice VIX (Volatility Index), conosciuto anche come "Indice della paura". Andremo a comprendere più nel dettaglio come si costruisce e a testare il suo significato attraverso un questionario sottoposto ad un campione costituito da due tipologie di soggetti: da un lato studenti, o soggetti che non operino professionalmente nel settore finanziario, dall’altro soggetti operanti nel settore. Gli esiti previsti sono che i secondi, vista la loro maggiore alfabetizzazione finanziaria, siano in grado di valutare correttamente il rischio reale, non distaccandosi eccessivamente dal rischio soggettivo percepito, mentre in merito alla prima categoria ci si aspetta che vi possa essere un’allocazione nelle asset class più rischiose maggiore, presupponendo una consapevolezza nella gestione dell'incertezza finanziaria e psicologica minore.
Tra gli scopi di questa tipologia di test vi è comprendere se il Volatility Index sia realmente in grado di fornire una rappresentazione affidabile delle aspettative di mercato, indagando quali emozioni riesce a cogliere maggiormente. Dopo aver sottoposto il questionario al campione, l’idea di fondo è estrapolare le rispettive posizioni verso il rischio ponendosi alla data di analisi e nei 6 mesi precedenti. Lo scopo è quello di rilevare eventuali variazioni di percezione del rischio dei singoli, e delle rispettive categorie, e di confrontarle con gli effettivi valori registrati dal VIX al fine di capire se questo possa essere un indicatore affidabile e misurarne il grado di accuratezza.
Inoltre si desidera tenere traccia di quali possano essere i cambiamenti emozionali dei soggetti relativi ai punti di vista nei due diversi momenti, per comprendere anche se la componente "di pancia" possa influenzare la reale propensione all’investimento. Questo sarà effettuato attraverso le modalità di formulazione delle domande, ove casualmente per una parte del campione saranno di carattere “diretto” mentre per l’altra dovranno essere inserite nel contesto storico in cui viviamo. Questa scelta è stata presa in considerazione del fatto che molto spesso gli individui tendono a porre sotto focus solamente gli eventi accaduti nei pochi giorni precedenti, distaccandosi da una visione d’insieme.
Seguiranno l'analisi dei dati raccolti e le relative considerazioni.