Abstract:
L’India rappresenta uno dei mercati di maggior attrattività nel commercio internazionale, sebbene la crisi economico-finanziaria rilevi diverse componenti di criticità. Storicamente, è un Paese caratterizzato da un sistema poco propenso al libero mercato, basato in prevalenza sui consumi interni e sulla rigida pianificazione dell’economia. Nonostante vi siano tutt’ora ingenti barriere nell’accesso al mercato, nell’ultimo decennio il volume dell’import e dell’export è aumentato in maniera significativa. Considerando i rapporti bilaterali Italia-India nel biennio 2010-2011, soprattutto se confrontati con i dati degli altri Paesi UE, è evidente il potenziale non sfruttato dal nostro Paese, oltre ai margini di opportunità in alcune aree operative. L’Italia è il 4° fornitore dell’India fra i Paesi UE (24° nel mondo), registrando un andamento positivo dell’export del 10.44%. La performance è però inferiore rispetto alla media UE che è del 16.18%. Come Paese cliente, è al 4° posto fra i Paesi UE (15° a livello mondiale), ottenendo un incremento di oltre 25 punti percentuali. Il ritmo di crescita è quindi nettamente superiore alla media UE che è del 18.56%. Come Paese investitore, è quattordicesima nella classifica mondiale, con una quota di mercato che dal 0.87% sul totale 2010 rallenta al 0.49% nell’anno successivo. La flessione in valore registrata in questo periodo è del 26.89%. Gli elementi di criticità nell’accesso al mercato indiano attengono in primo luogo alle elevate barriere tariffarie e non tariffarie, alla normativa riguardante la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, oltre alle restrizioni agli investimenti diretti stranieri. L’eventuale ed auspicabile conclusione nel prossimo dicembre 2012 del Free Trade Agreement con l’Unione Europea, avviatosi nel 2007, permetterebbe di arginare, almeno in parte, il persistere di tali problematiche. Si creerebbero quindi le basi per colmare il potenziale non sfruttato dalle entità economiche italiane.