Abstract:
Come anticipa il titolo, il mio lavoro di tesi analizza le tappe del processo migratorio, dal Marocco alla Spagna, che le donne musulmane emigrate e le “figlie dell’immigrazione” percorrono, con particolare attenzione alla situazione Andalusa.
Dal momento che ho lavorato presso un’associazione per l’aiuto dei migranti a Malaga, dove ho avuto l’opportunità di stringere legami con alcune donne musulmane, ho potuto osservare come la cultura occidentale e medio-orientale si scontrino e si incontrino nella relazione fra donne musulmane immigrate e la società che le discrimina e domandarmi, dunque, quali siano le strategie di soggettivazione attuate da quest’ultime per non soccombere al sistema dominante occidentale.
I temi principali che affronto riguardano il travagliato iter per ottenere la cittadinanza e le tattiche alternative e, spesso non riconosciute, di cittadinanza attiva; la costruzione dell’identità e della soggettività attraverso la reinterpretazione delle e la negoziazione con le proprie origini; infine, le discriminazioni linguistiche, religiose ed istituzionali subite dalle donne musulmane e quali atti di impoteramento nascono come risposta ad esse.
L’intero elaborato è basato sulle testimonianze di alcune donne musulmane intervistate nel periodo del mio tirocinio in Spagna, nel tentativo di propormi come un’alleata nei loro confronti e, quindi, di far emergere le loro voci e le loro esperienze come fonte di conoscenza primaria, opponendomi, così, alla tendenza a privilegiare i fatti oggettivi e il diritto scientifico.
Analizzando le interviste dalla prospettiva della teoria decoloniale e del femminismo intersezionale, le conclusioni a cui sono arrivata dimostrano che, nonostante l’occidente cerchi di imporre il proprio ordine egemone, le donne musulmane attuano sempre nuove strategie di impoteramento per lottare contro e, allo stesso tempo, integrarsi con una cultura che non accetta le differenze.