Abstract:
Dopo il “whatever it takes” dell’ex presidente della banca centrale europea Mario Draghi, le decisioni di politica monetaria hanno giocato, e continuano a giocare, un ruolo importante per risollevare l’economia dell’area dell’euro. È interessante sottolineare come negli ultimi dieci anni le decisioni di politica monetaria si sono contraddistinte per la loro entità, portando le banche centrali dei paesi più avanzati (es. FED, BCE) a ridurre i tassi di interesse di circa il 4% per far fronte alla crisi economica. Dal 2012 in poi le principali banche centrali hanno spostato i tassi di interesse per la prima volta in territorio negativo.
In primo luogo si da una spiegazione generale della funzione della politica monetaria e sulle decisioni che sono state prese dopo la crisi del debito sovrano che ha investito l’area dell’euro tra il 2010 e il 2011. Maggiore attenzione viene data al NIRP (Negative Interest Rate Policy o Politica dei tassi di interesse negativi), decisione avvenuta nel 2014 da parte della Bce, e non solo, di portare per la prima volta i tassi di interesse di riferimento in territorio negativo. In quegli anni, la Bce ha ridotto cinque volte il tasso di interesse di riferimento portandolo dallo 0 al -0,10% del 06/2014 fino al -0,50% del 09/2019 (ancora oggi i tassi di interesse sui depositi o DPR sono fermi al -0,50%). Per assicurarsi che la decisione di politica monetaria del NIRP venisse trasmesse in maniera corretta all’economia reale, la Bce ha utilizzato come canale di trasmissione Il TLTRO (Targeted Longer-Term Re financing Operations). Se da un lato è importante individuare il meccanismo di trasmissione, dall’altro bisogna attenzionare i casi in cui tali meccanismi si inceppano. Il caso Fineco è un esempio concreto di quando vi è un problema nei canali di trasmissione. Qui si fa cenno all’ “intrappolamento” della liquidità che comporta un costo per le banche.
In secondo luogo, viene trattato il tema del NIRP e le conseguenze che questo tipo di politica monetaria ha con il protrarsi nel tempo sia negli istituti di credito che nell’economia reale.
Per dare una spiegazione del perché determinate decisioni di politica monetaria della Bce hanno effetti negativi sugli istituti di credito, è stato condotto un case study. Il case study ha come obiettivo quello di capire l’interazione che ha la decisione di politica monetaria (in questo caso il NIRP) sia sui rendimenti azionari del campione che sulla redditività. Altro obiettivo del case study è quello di studiare gli effetti del NIRP sulla quantità di liquidità degli istituti di credito coinvolti.
Il campione su cui viene svolto il case study , è composto da trenta banche europee (principalmente Italiane). Viene fatta una descrizione dettagliata in merito all’andamento azionario delle singole banche e alle caratteristiche di ognuna di esse in termini di capitalizzazione. Di estrema importanza è il monitoraggio degli ultimi cinque anni della yield curve e soprattutto dell’andamento delle curve che sono state prese a riferimento per il case study, ovvero della yield curve a due anni, a dieci anni e il between tra due-dieci anni. La scelta delle curve non è stata casuale, avere una visione della curva dei tassi di interesse a breve, medio e lungo periodo ci permette di avere un’inquadratura completa sui tassi di interesse quotati dal mercato. Inoltre possiamo vedere che tipo di correlazione vi è tra i rendimenti azionari del campione e la variazione delle yield curve prese in riferimento.
In terzo luogo è stata condotta, tramite il software STATA, una panel regression per capire l’interazione temporale tra LCR (liquidity coverage ratio) e NSFR (net stable funding ratio) con i rendimenti azionari. Tali indici mi indicano la disponibilità della banca a far fronte alle esigenze di liquidità di breve e di medio-lungo termine.