Abstract:
Nonostante l’imprescindibile edizione Rossi del 1888, la bizzarra opera epistolare del tentor veneziano Andrea Calmo patisce ancor oggi gli effetti di una fitta nebbia di mistero. Al suo interno si ritrovano citazioni scritturali storpiate, circumlocuzioni dal significato oscuro, imprecazioni esilaranti e dediche a personaggi all’epoca celebri, ma di cui si è ormai perduta memoria. Il terzo libro delle "Lettere" è quello maggiormente sperimentale: nasceva nel 1552, spinto dal clamoroso successo dei due precedenti, ancora carico di carisma e perfettamente aderente a una realtà veneziana fatta di cose e persone, cui l’autore avrebbe in parte rinunciato con il prosieguo dell’opera. Merita dunque di essere riscoperto: se ne propongono una traduzione e un commento che tentano di far luce sul contenuto spesso metaforico del testo e sulle innumerevoli incognite ancor prive di soluzione – prima fra tutte, quella riguardante l’identità dei destinatari delle missive. L’esito di questo lavoro è suscettibile di modifiche e approfondimenti futuri a livello linguistico, storico e letterario, al fine di ampliare la conoscenza della cultura veneziana dell’epoca e di perfezionare il profilo biografico dell’autore, già messo a punto da recenti studi condotti a partire dalle sue commedie e dalle "Bizzarre, faconde et ingegnose rime pescatorie".